
L’intervento, sospeso dopo le proteste dei residenti, è stato portato a termine. I comitati: "Nessun avviso alla Consulta del verde". Opposizioni infuriate.
Niente da fare per i pini di viale Oriani. Nonostante le proteste, nonostante le reiterate istanze dei comitati, nonostante l’ennesimo (disperato) tentativo dei residenti di fermare le motoseghe, alla fine gli alberi sono stati abbattuti. Ieri mattina, poco dopo le 8, alla vista degli addetti dell’Operosa tornati di nuovo sul luogo del delitto, i cittadini sono scesi in strada brandendo cartelli di protesta e fogli di diffida, per provare almeno un’ultima volta a fermare l’intervento. Tutto inutile: cinque pini marittimi sono stati tirati giù, compreso l’enorme arbusto all’incrocio con via Mezzofanti.
Rabbia e delusione. In viale Oriani, ieri mattina, le sensazioni erano soltanto queste. A nulla è servito il presidio dell’altro giorno, quando i comitati erano riusciti a fermare gli operai. A nulla è servita la mediazione con Simone Borsari, assessore ai Lavori pubblici, che arrivato sul posto mercoledì aveva sospeso l’abbattimento. A nulla è servito l’incontro della Consulta del verde l’altro giorno, durante il quale sembrava si potesse trovare un compromesso.
"L’aspetto che colpisce è che nel giro di quattro ore hanno abbattuto gli alberi e ripulito tutto – commentano dal Comitato Oriani –. Agissero sempre con questa velocità, la città sarebbe splendente". Lilia Casali, presidente di ‘Animal Liberation’, parla di "imbroglio e vendetta": "L’assessore Borsari ci ha presi in giro e la riunione della Consulta del verde non è servita a nulla – puntualizza lei –. È impossibile avere un confronto, eppure abbiamo solo proposto che, ogni volta che si abbatte un albero, l’operazione venga comunicata in anticipo alla Consulta, che esiste da due anni. Se non viene avvisata di fronte a queste situazioni, a cosa serve?". Tante le associazioni interessate, circa una decina: dalla Lipu al Comitato tutela alberi, dalla Isde (Associazioni medici per l’ambiente) alla Lav e a ‘Viviamo Bologna’.
Per il Comune i pini erano "pericolosi" e non si poteva fare altrimenti. Un tema confermato anche da carte e permessi, in cui si parla di "rischio inaccettabile" per il "cedimento della zolla" e si individua l’abbattimento come unica soluzione. I dubbi dei comitati, però, si concentrano su cosa abbia provocato questa fragilità, con la paura che i lavori e i cantieri in strada negli ultimi mesi abbiano compromesso le radici. "Quando gli alberi sono pericolosi vanno abbattuti, non si può barattare con nient’altro l’incolumità delle persone", taglia corto il sindaco Matteo Lepore, intervenendo sulla vicenda.
Una risposta che non soddisfa le opposizioni già sul piede di guerra. Matteo Di Benedetto (Lega), sul posto ieri, parla di "Lepore passione taglialegna": "Per la Giunta il taglio degli alberi è una direzione politica irrinunciabile, anche se il prezzo da pagare è tagliare anche l’ascolto dei cittadini". Manuela Zuntini (FdI) rincara la dose: "La sbandierata volontà di aprire alla partecipazione dei cittadini, espressa durante la Consulta dalla vicesindaca Emily Clancy, è solo una foglia di fico. Nessuno ha informato che oggi sarebbero ripresi gli abbattimenti: è l’ennesima presa in giro". "Ci si pone la domanda sbagliata – chiude Nicola Stanzani (Forza Italia) –, cioè se quegli alberi fossero pericolanti e da abbattere oppure no. Purtroppo sì, le carte parlano chiaro, e su questo la Giunta ha ragione. Ma è su quello che non viene detto che occorrerebbe fare domande: quegli alberi sono diventati instabili dopo lavori evitabili".