REDAZIONE BOLOGNA

Cinema e fotografie per passare i confini

Da domani la prima edizione di ’WeWorld Festival’ che troverà casa tra il Modenissimo e il Lumière con tante anteprime

Un’immagine del film ’Afrin nel mondo sommerso’ del regista Angelos Rallis

Un’immagine del film ’Afrin nel mondo sommerso’ del regista Angelos Rallis

Cinema, fotografia, talk e performance per dare voce a storie che raramente raggiungono il grande pubblico sono i segni particolari del ’WeWorld Festival Bologna-Film e racconti dai margini’, al via il 17 ottobre – e fino al 20 – in vari spazi della città. Il nome della manifestazione nata a Milano 14 anni fa, deriva da WeWorld, organizzazione umanitaria attiva in oltre 25 Paesi del mondo e a dirigerla in tutte le sue diramazioni, si ritrova Jonathan Ferramola, che per tante edizioni, dal 2007, fu alla guida di Terra di Tutti Film Festival. Nella nuova avventura, che avrà sale d’elezione il Modernissimo e il Lumière, Ferramola è affiancato dalla regista Carlotta Piccinini, che afferma di aver scelto film "che esplorano le diverse sfaccettature del trovarsi ai margini, ma sopratutto storie di chi cerca disperatamente di sfuggirli, spesso attraverso l’esilio". E prosegue: "Dalla Georgia alla Palestina, dalla Siria al Senegal, da Parigi e Berlino fino agli Stati Uniti, sono racconti di vite che ci ricordano che i margini non sono solo confini fisici, ma barriere politiche, economiche, sociali, culturali, e spesso sono anche luoghi della mente, dove ci rifugiamo quando là fuori sembra non esserci spazio per noi". Tutti i titoli saranno in anteprima per Bologna, e la rassegna presenterà ben cinque anteprime nazionali: The Feast, Fatme, Queer Exile Berlin, Periodical e La Lumière des Femmes. I registi internazionali Elise Darblay e Antonine Depeyre (La Lumière des Femmes), Myriam El Hajj (Diaries From Lebanon) e Jochen Hick (Queer Exile Berlin) saranno presenti in sala per raccontare le loro opere. Tra i film cari a Piccinini c’è ’Bye Bye Tiberias’di Lina Soualem (domenica 20 ottobre 19,45), storia della ventenne Hiam Abbass che lascia il suo villaggio natale in Palestina, per inseguire il sogno di diventare attrice in Europa, lasciandosi alle spalle la madre, la nonna e sette sorelle. Trent’anni dopo, la figlia e regista Lina torna con lei al villaggio e si interroga per la prima volta sulle scelte coraggiose della madre, sul suo esilio e sul modo in cui le donne della famiglia hanno influenzato la loro vita. Ferramola parla in particolare di ’Mediha’ (20 ottobre alle 18 circa) di Hasan Oswald, storia di Mediha e dei suoi fratelli, rapiti nell’agosto 2014 quando l’Isis ha invaso il loro villaggio di Sinjar, nell’Iraq settentrionale. Dopo anni di schiavitù da parte di diverse famiglie dell’Isis sono stati salvati e riportati nei campi per sfollati nel nord dell’Iraq. Pasturismo, di Andrea Chiloiro, Riccardo Franchini, Giovanni Labriola, Matteo Ragno (18 ottobre alle 16,30 con dibattito tra registi e Wu Ming 2), è poi una riflessione sulle contraddizioni e sui conflitti che attraversano il turismo negli altopiani: possibilità di rinascita e futuro o banale oggetto di consumo? Ingresso libero. Info:weworldfestivalbologna.it

Benedetta Cucci