REDAZIONE BOLOGNA

"Ci volle un trattore per caricare le salme"

"Fu davvero una impresa raggiungere il luogo del disastro ferroviario". Sono parole di Giovanni Di Girolamo, presidente della Pubblica assistenza...

"Fu davvero una impresa raggiungere il luogo del disastro ferroviario". Sono parole di Giovanni Di Girolamo, presidente della Pubblica assistenza di Crevalcore, che fu tra i soccorritori.

Cosa ricorda di quella tragica mattina?

"All’epoca lavoravo alla centrale operativa del 118 di Bologna. E mi mandarono sul posto per aiutare i soccorritori. La nebbia era così fitta che non si riusciva a capire dove fosse l’incidente. Si era verificato in aperta campagna, non c’erano strade o vie attigue al binario, e quando arrivai c’era tutto da fare in una nebbia pazzesca e in un fango che si sprofondava a mezza gamba. Regnava un silenzio assoluto".

Quale fu il suo incarico?

"Mi occupai di gestire la logistica dei soccorsi. E mano mano che i deceduti venivano estratti dalle lamiere contorte li coprivamo e li mettevamo vicini. Ma c’era il problema di spostare le salme, una volta ottenuto il nulla osta dalle autorità, a favore dei mezzi delle pompe funebri, che per via del fango non potevano arrivare a ridosso del luogo dell’incidente. Allora coinvolgemmo un contadino che abitava nei pressi, che con il suo trattore, trainando un grande carro, arrivò sul posto a caricare i deceduti, per poi portarli nell’aia della abitazione, dove c’erano i mezzi delle pompe funebri".

Si sentivano grida d’aiuto provenire dalle carrozze?

"Non si sentiva nulla, l’insieme era ovattato dalla nebbia fittissima. Fortunatamente i feriti non erano gravi e, da quanto ricordo, non rimasero intrappolati dalle lamiere. I vigili del fuoco fecero i miracoli per liberare le persone da quel groviglio".

Che ricordo le è rimasto di quella tragedia?

"In qualità di soccorritore, quarant’anni fa, andai anche sul luogo della strage ferroviaria di San Benedetto Val di Sambro. Lì, c’era rabbia tra i soccorritori per via della causa di quel disastro e si avvertiva forte e acre l’odore dell’esplosione. Mentre a Crevalcore quella rabbia tra i soccorritori non si avvertiva. E rimane certamente tanta tristezza e una certa impotenza di fronte a questi tragici fatti".

Pier Luigi Trombetta