MARIATERESA MASTROMARINO
Cronaca

Choc in Industria italiana autobus: "Stop alla produzione". Poi la ritirata

La comunicazione ai dipendenti arrivata via mail. I sindacati: "Patti non rispettati". E il Mimit blocca tutto

I dipendenti dell’ex Bredamenarini di entrambi gli stabilimenti si sono riuniti in assemblea dopo aver ricevuto la notizia via pec della nuova proprietà che annunciava lo stop della produzione a Bologna

I dipendenti dell’ex Bredamenarini di entrambi gli stabilimenti si sono riuniti in assemblea dopo aver ricevuto la notizia via pec della nuova proprietà che annunciava lo stop della produzione a Bologna

Un fulmine a ciel sereno squarcia il pranzo del venerdì dei lavoratori di Industria italiana autobus: la neo proprietà Seri Industries annuncia lo stop alla produzione nel sito felsineo. A distanza di poche ore, l’emergenza rientra, ma la guardia di sindacati e operai resta alta. Ecco cosa è successo: intorno alle 13, i dipendenti dell’ex Bredamenarini ricevono via pec una comunicazione che arriva direttamente dalla nuova proprietà: "Trasferimento collettivo a Flumeri a partire dal 16 settembre". In poche parole, Seri Industries, con l’ad Vittorio Civitillo, comunica agli operai che la produzione dello stabilimento di via San Donato subirà uno stop a tempo indeterminato. Senza nessuna avvisaglia, senza nessuna comunicazione pregressa. E così la notizia choc raggiunge i 77 dipendenti del settore produttivo, che dovrebbero spostarsi a Flumeri, in provincia di Avellino, dove Industria italiana autobus (Iia) ha la seconda sede.

Immediata la reazione delle sigle sindacali e dei lavoratori di entrambi gli stabilimenti, che non stanno in silenzio e proclamano lo stato di agitazione facendo scattare già il primo sciopero. "Un atto gravissimo che va contro tutti gli impegni assunti dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy – tuonano Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, Fismic e Ugl Metalmeccanici –. Che ci aveva dato una serie di rassicurazioni nel momento del passaggio di Iia all’imprenditore Civitillo".

Rassicurazioni svanite nel nulla con la decisione di cessare la produttività sotto le Torri. Dove sindacati e operai fanno rumore. Un rumore così forte da bloccare in tempi record la procedura. A comunicarlo è lo stesso Mimit: "A seguito del colloquio intercorso fra i titolari dell’azienda Industria Italiana Autobus e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la procedura per il trasferimento dei dipendenti della produzione della sede di Bologna a Flumeri è stata sospesa. Il 2 settembre si terrà un incontro tra azienda e organizzazioni sindacati presso il Mimit sul piano industriale dell’impresa e i risvolti occupazionali".

Sollevati i sindacati, che però tengono la guardia alta. "Il risultato è importantissimo e manda un segnale molto forte alla proprietà e al Governo: Iia non deve chiudere nessuna fabbrica né ad Avellino né a Bologna". Ma soprattutto, l’incontro con il Mimit "deve essere garante di un piano industriale di sviluppo e di salvaguardia".

Nel frattempo, l’azienda fa sapere che "la cessazione dell’attività produttiva di Bologna era già prevista nel piano industriale elaborato nel settembre 2023 con il supporto di un primario advisor". Ma "ci avevano promesso, insieme con il Ministero, un piano industriale per garantire il rilancio dello stabilimento – tuona Massimo Garagnani, della Fiom-Cgil –. Nel recente incontro con il Ministero, abbiamo espresso dubbi che si sono rivelati veri. Chiudere la produzione a Bologna è un presagio di chiusura totale". Le sigle sindacali, dopo la comunicazione via posta elettronica, hanno mandato una richiesta formale di ritiro della procedura. "Attendiamo una risposta", dice Garagnani qualche minuto prima dell’annuncio del Mimit. Che, alla fine, è per fortuna è arrivata. Ma la battaglia si annuncia lunga.