Cgil, gli effetti del lavoro povero: "Il 50% rinuncia a visite sanitarie"

Il questionario fatto con Ires dimostra le principali difficoltà di chi ha un basso salario. Tra i problemi c’è la casa, con il 46,7% che cambia Comune per risparmiare sull’affitto.

Cgil, gli effetti del lavoro povero: "Il 50% rinuncia a visite sanitarie"

Cgil, gli effetti del lavoro povero: "Il 50% rinuncia a visite sanitarie"

Bologna è una città del lavoro o della rendita? Questa la domanda principale dell’indagine dell’Istituto di ricerca economica e sociale dell’Emilia-Romagna (Ires E-R) e della Cgil locale. "La città deve restare ‘del lavoro’ – apre Mirto Bassoli (Cgil Bologna) – non può diventare ‘della rendita’". Perché, quanto emerge dai circa 6mila questionari compilati nell’indagine realizzata sul territorio metropolitano, è che sta avvenendo questo spostamento: "Per colpa del lavoro povero, è in atto un processo di polarizzazione sociale – riporta Bassoli –. Quindi se non si ha un nucleo su cui contare economicamente e se il salario mensile non supera i 1.500 euro al mese, in tutta la città si avranno difficoltà all’accesso di beni primari".

Per arrivare a questo risultato, la ricerca ha analizzato alcune variabili (fonte di rendita, investimenti, fascia di reddito complessiva, abitazione, titolo di studio e stato di salute) e tre strati sociali (alto, medio, basso) per stabilire se il lavoro in città – per chi ne ha uno – riesce a garantire una vita dignitosa. A fare la differenza è la collocazione in uno dei tre strati sociali, che condiziona il rapporto con le questioni studiate nell’indagine. La prima dimensione è la sanità, dove il 50% del campione afferma di aver rinunciato ad alcune prestazioni. Così la sanità privata ha preso il sopravvento (scelta dall’11,4% degli intervistati), soprattutto nelle fasce alte. La seconda questione riguarda la casa: "Il 31,5% di chi lavora in città è in cerca di un’abitazione– dato atteso secondo Gianluca De Angelis (Ires) – e tra chi valuta l’affitto, il 46,7% potrebbe cambiare il comune in cui cercare a causa di costi elevati".

Il terzo tema è la scuola, "ultimo baluardo dell’uguaglianza sociale, ma notiamo crepe anche qui", confessa Bassoli.

In questo caso, le fasce più elevate scelgono scuole che preparano a cicli di studio successivi, mentre gli strati più bassi pensano allo sbocco professionale. Queste tre dimensioni tornano nelle attese che ha il campione verso il sindacato: "Le politiche per la sanità sono le più richieste; quelle di contrasto alla povertà e per la casa rientrano nei desideri dei giovani e degli strati più bassi", chiude Bassoli.

Giovanni Di Caprio