Bologna, 27 maggio 2021 - Cesare Sughi era nato a Zola Predosa il 9 dicembre 1942. Studi al Galvani poi laurea in lettere con Anceschi di cui fu assistente. Dopo aver insegnato al Malpighi, si trasferisce a Milano per lavorare alla rivista di teatro ’Sipario’. E lì, diventato direttore editoriale della Bompiani, inizia la sua collaborazione con Umberto Eco, Alberto Moravia e altri. Torna a Bologna per dirigere la Cappelli e poi entra al ’Carlino’. Malato, è morto ieri.
Il commento Caro amico ti scrivo... per ricordare la tua lezione
Addio Cesarone, amico da una vita, da quell’inverno del 1954 quando ci incontrammo in seconda media alle San Domenico. Non concedevi facilmente l’amicizia ma con me fu subito un legame. Venivo a trovarti in via della Braina, una casa piccola dove vivevi coi genitori e tuo fratello Mirko. Dopo le medie il Galvani, e dopo il Galvani la stessa facoltà Lettere e filosofia come si chiamava allora. Tu avevi trovato un maestro, un professore venuto da Milano che parlava del barocco in modo mai sentito, di grandi poeti, che esercitava lezione dopo lezione una sorta di paideia dei suoi allievi. Tu di Anceschi non fosti solo un allievo ma una specie di apostolo. Di Anceschi fosti assistente e intanto insegnavi al liceo Malpighi e davi una valanga di lezioni.
Gli studi e il lavoro ti avevano presto portato via a un altro tuo aspetto, quello sportivo. Avevi giocato per anni a basket nel P.G. Frassati, una squadra cattolicissima che aveva la sua sede in via Fondazza, in Santa Caterina. Ti interessavi di teatro con i fratelli Gozzi e fu il teatro a cambiarti la vita. L’editore Valentino Bompiani aveva comprato la più nobile rivista di teatro, ’Sipario’ e scelse te come caporedattore, ma dovesti trasferirti a Milano. Diventato direttore editoriale della Bompiani, lavoravi spesso con un giovane ma già affermato intellettuale, si chiamava Umberto Eco. Con lui curasti celebri Almanacchi fino al trionfale numero del 1972. ’Cent’anni dopo, il ritorno dell’intreccio’. Però anche tu, come me, soffrivi di nostalgia. Ci ritrovammo, nemmeno a farlo apposta, di nuovo bolognesi: io ritornato al Carlino e tu direttore editoriale della casa editrice Cappelli vogliosa di rilancio. Un rilancio che non funzionò.
Ma intanto un gruppo di noi iniziò a pensare che un Cesare Sughi al Carlino avrebbe fatto comodo. Fu l’idea giusta. Così Cesare iniziò la sua terza vita dopo quella di docente e di uomo di libri. Fu un cronista documentato e puntuale. Poi l’approdo alla cultura, le interviste a personaggi famosi. E il ritorno in cronaca come seguitissimo curatore delle lettere dei lettori. "Ma come fai a essere così documentato?". Gli domandai una volta e lui: "Sapessi che fatica, consultare archivi, annuari, giornali". Già perché Cesarone era rimasto un intellettuale-insegnante, uno che se non sapeva non scriveva. E lui tirava dritto anche se la salute gli faceva brutti scherzi. Fino all’ultimo, definitivo.
Commenti alla scomparsa di Cesare Sughi arrivano dal mondo della politica e della cultura. Andrea Cangini, senatore di Forza Italia ed ex direttore de ’il Resto del Carlino’: "La cultura raffinata, la gentilezza e la sensibilità facevano di lui un giornalista prezioso, ma soprattutto un uomo di raro valore. Un valore antico. Si apre oggi un grande vuoto per Bologna e per la comunità del Carlino". "Se ne va un intellettuale raffinato, un giornalista preparato. È una grande perdita per la città", dice la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni. E l’assessore alla cultura Matteo Lepore: "Una notizia davvero triste che lascia orfana una intera comunità di lettori. Cesare Sughi era un giornalista di raro garbo e valore, capace di esporre anche la più ferma delle critiche con toni sempre eleganti. Mancherà a Bologna. Alla sua famiglia e ai colleghi del Resto del Carlino il nostro più sentito cordoglio".