REDAZIONE BOLOGNA

Certosa, ex vivaio senza pace. Via vai, birre e abiti stesi. I residenti: "Preoccupati"

La struttura era stata occupata per due volte dalle attiviste transfemministequeer. L’ultimo sgombero a maggio scorso: la struttura era stata murata, ma ora è stata riaperta.

Il tavolino ‘apparecchiato’ sotto alla tettoia nell’area verde dell’ex vivaio

Il tavolino ‘apparecchiato’ sotto alla tettoia nell’area verde dell’ex vivaio

Gli ingressi dell’ex vivaio Gabrielli, in via della Certosa, erano stati murati dopo l’ultimo sgombero dello scorso 6 maggio. Quel giorno la polizia aveva liberato l’immobile, occupato per la seconda volta nel giro di un anno dal collettivo transfemministaqueer ‘La Vivaia Tfq’. E se le attiviste, dopo quel giorno di resistenza sui tetti, sono alla fine andate via, questo non vuol dire che la struttura sia rimasta vuota. Infatti, da qualche tempo, i residenti della zona segnalano un continuo via vai all’interno dell’area e tra le stesse mura dell’ex vivaio, dove qualcuno ha di nuovo divelto i mattoni per riuscire a introdursi nell’edificio. Segni di un’occupazione sono evidenti: tavolini apparecchiati con una decina di birre sopra, abiti stesi, anche un paio di scarpe appoggiate sulle inferriate della finestra, a prendere aria.

"C’è un continuo via vai, gente che entra addirittura con buste della spesa cariche", racconta chi vive lì. Questa volta non si tratterebbe però di un’azione politicamente organizzata, ma di senza fissa dimora che, non sapendo dove andare, hanno scelto quel luogo come proprio rifugio. Ma questo certo non rasserena i residenti, preoccupati che quella struttura privata - con annessa una grande area verde con serre - ormai dismessa da oltre dieci anni possa diventare casa non solo di bisognosi, ma anche di spacciatori e soggetti pericolosi. Questo, nell’attesa che si rializzi almeno uno dei progetti di recupero pensati per l’area. Su Iperbole, il portale del Comune, alla voce ‘Vivaio Gabrielli’ resta visibile il progetto - da avviare entro il prossimo aprile - di abitazioni, b&b e affittacamere e di un parcheggio pubblico. Tuttavia, dopo lo sgombero di maggio, il Comune era intervenuto sulla questione, rispondendo alle attiviste che lo accusavano di cementificare l’area per realizzare aree sosta per il Dall’Ara. L’amministrazione aveva parlanto di "un’ipotesi ormai superata da diversi anni. Non è prevista la realizzazione di alcun parcheggio legato alla riqualificazione dello stadio Dall’Ara, al posto del vivaio. La destinazione di quello spazio – avevano precisato dal Comune –, che a oggi è di proprietà di un privato, sarà quella di un giardino pubblico aperto alla cittadinanza".

Nicoletta Tempera