Bologna, 9 gennaio 2023 – Oggi gli studenti tornano in classe, dopo la lunga sosta dovuta alle vacanze natalizie, e tornano anche le vecchie abitudini, buone e cattive. Come l’uso dei telefonini, contro cui si è mosso di recente anche il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che non più tardi di un paio di settimane fa ha emanato una circolare ad hoc per ricordare che l’uso degli smartphone è vietato durante le lezioni (salvo che si tratti di un utilizzo legato a finalità didattiche).
Un problema che, al Liceo Malpighi, non si pone: l’istituto di via Sant’Isaia, infatti, all’inizio di quest’anno scolastico ha avviato una sperimentazione che prevede che studenti e docenti lascino i propri cellulari in un cassettone (gli alunni) o in aula docenti (gli insegnanti) da quando entrano a scuola fino a quando non ne escono. Un progetto che, arrivato al giro di boa di metà anno scolastico, sta dando ottime risposte, come sottolinea la rettrice del Liceo Malpighi, Elena Ugolini.
Il bilancio di quasi quattro mesi di sperimentazione è al centro della puntata odierna del nostro podcast, il Resto di Bologna, disponibile sulle principali piattaforme (Spotify, Google podcast e Apple podcast) e sul nostro sito all’indirizzo www.quotidiano.netpodcast.
"Siamo contenti di questa scelta: quando ce li hanno di nuovo in mano, i ragazzi non si avventano sui cellulari come se fossero dipendenti o ne sentissero la mancanza, hanno imparato a usarli in modo diverso – dice Ugolini –. Alcuni addirittura se li dimenticano nelle cassettiere e dobbiamo riportarglieli noi. Più in generale, non stanno nemmeno connessi ore e ore al pomeriggio per recuperare il ‘tempo perso’ la mattina".
E questo è solo il primo punto a favore della sperimentazione del divieto. Perché Ugolini sottolinea anche un altro aspetto altrettanto, se non più, importante: "In molti hanno detto di aver riscoperto in classe delle materie che prima magari seguivano distrattamente o a cui non si erano mai interessati più di tanto" rivela la rettrice. Che spiega: "Non è il divieto in sé ad aver prodotto questo mutamento. È il fatto che il pensiero di avere il cellulare nello zaino o sotto il banco, la curiosità di andare a vedere cosa c’è lì sopra disturba un lavoro, quello dello studente, che invece ha bisogno di interesse e attenzione costanti".
La decisione sembra aver portato già buoni frutti, ma il Malpighi non intende fermarsi qui. "Avvieremo una ricerca sperimentale per capire cosa sta accadendo dal punto di vista delle relazioni interne alle classi e dei livelli di apprendimento e concentrazione degli studenti" conclude Ugolini. Il divieto all’uso degli smartphone in classe, dunque, è solo il primo passo verso una nuova idea di scuola.