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Cecchettin incontra gli studenti: "La gelosia non significa amare". Emozioni e lacrime dei ragazzi

Oltre 500 alunni delle scuole secondarie nell’Aula Magna di Santa Lucia con il padre di Giulia. Il messaggio dal palco: "Ho messo da parte la rabbia per chi ha ucciso mia figlia. Ricercate la felicità". .

Cecchettin incontra gli studenti: "La gelosia non significa amare". Emozioni e lacrime dei ragazzi

Gino Cecchettin nell’Aula Magna di Santa Lucia all’incontro con gli studenti ’Dieci domande sulla violenza’

di Alice Pavarotti

Una folla di ragazzi si alza in piedi e applaude, molti di loro visibilmente commossi dall’intervento di Gino Cecchettin, ieri in Aula Magna di Santa Lucia per l’evento ’Dieci domande sulla violenza’. Un incontro in collaborazione con l’Alma Mater inserito nel cartellone di eventi organizzati dalla Città metropolitana in occasione del 25 novembre, la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Un confronto tra i Centri antiviolenza e i Centri per uomini autori di violenza e oltre 500 studenti e studentesse delle scuole secondarie della città, alla presenza del padre di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato un anno fa. Cecchettin, presidente della fondazione che porta il nome di Giulia, nata ufficialmente proprio tre giorni fa, riempie l’Aula Magna. "Dove manca la libertà c’è violenza. Chi non è libero di agire, ed è limitato nelle proprie scelte, ne è vittima".

Nel raccontare ai ragazzi la sua testimonianza e il suo dolore, Gino Cecchettin rivolge loro un messaggio di speranza e un prezioso insegnamento: "Esporre sé stessi in tutte le sfaccettature, anche quelle più deboli, è la cosa che più vi darà soddisfazione – spiega ai giovanissimi –. Seguite le vostre emozioni e concentratevi sulle cose positive della vita, che ci sono sempre. Io stesso ho cercato di mettere da parte la rabbia verso chi mi ha portato via Giulia, perché sapevo che mi avrebbe fatto solo male. Ricerco la felicità per i miei figli, Elena e Davide". E poi, "ho preso ispirazione da Giulia per questo – continua il padre –, le sue parole riuscivano a cambiare in positivo qualsiasi situazione: ringrazio mia figlia per quello che mi ha donato e insegnato, e vorrei trasmetterlo a voi". Continuando poi il suo discorso, tenuto a braccio, Gino Cecchettin ricorda che "la gelosia non è mai sinonimo di amore, anche se a volte viene ritenuta indispensabile. Non è vero, l’unica cosa che serve all’amore è il sentimento stesso".

Le istituzioni presenti in sala – il rettore Giovanni Molari, il capo di Gabinetto Sergio Lo Giudice, la vicesindaca Emily Clancy, la professoressa Rita Monticelli e Giuseppe Antonio Panzardi dell’ufficio scolastico regionale – hanno ricordato che oltre il 90% delle donne che si rivolgono ai Centri antiviolenza nel nostro territorio subisce abusi da persone conosciute (i dati sono raccolti nell’ambito dell’accordo metropolitano contro la violenza, ndr). Questi numeri smentirebbero le affermazioni del ministro Giuseppe Valditara, che ha definito il patriarcato soltanto "un’ideologia" e legato l’aumento delle violenze sessuali all’immigrazione illegale.

Mentre il rettore Molari non ha preso posizione sulla questione, Gino Cecchettin ha espresso apertura al dialogo, subito accettato da Valditara: "Vorrei confrontarmi con il ministro e la premier con i numeri alla mano – annuncia –. Rispetto le opinioni di tutti, ma andrebbero coadiuvate da dati concreti, studierò le statistiche. La premier Meloni, come donna, avrà sicuramente subito comportamenti maschilisti, e credo possa offrire consigli a tutte le donne italiane". L’intervento di Cecchettin si è concluso con un messaggio di affetto per Vincenzo, padre di Chiara Gualzetti, morta tre anni fa per mano di un amico, con cui condivide lo stesso dolore: "Gli mando un abbraccio virtuale e lo invito alle iniziative della Fondazione".