Le sue sono Storie spaziali per maschi del futuro, rivolte ai giovanissimi di oggi. Si decolla con Francesca Cavallo – e le illustrazioni di Luis San Vicente – su pianeti abitati da Arcibonzi e pirati, ma si viaggia in quell’universo, davvero senza confini, della propria interiorità. L’autrice del bestseller Storie della buonanotte per Bambini ribelli (Mondadori) si è messa alla prova in una sfida che le è valsa due anni di lavoro, "la più difficile per me finora", rivela. Ma quanto mai necessaria visto che "mi sono accorta che c’erano conflitti fra l’educazione che stiamo dando ai bambini maschi e gli uomini che vogliamo vedere da adulti". Sarà proprio Cavallo, classe 1983, a raccontare il volume edito da Undercats, oggi alle 20.30 all’Oratorio di San Filippo Neri, in dialogo con Vincenzo Branà.
Cavallo, un nuovo lavoro sul maschile, come mai?
"Lo spunto è arrivato soprattutto dai genitori. In tanto me lo chiesero dopo l’uscita delle Bambine ribelli: e i maschi? Non ero pronta, pensavo non ci fosse più niente da dire su di loro".
E invece.
"La domanda mi era rimasta impigliata addosso. Sono cambiate molto le aspettative che abbiamo nei confronti delle donne e pure degli uomini; ma mentre l’educazione delle bambine è mutata in modo radicale– penso a giochi, libri, cartoni animati –, il tipo di narrazione che offriamo ai maschi non è cambiata. Quando però crescono abbiamo un disperato bisogno che siano diversi dai nostri padri. Ma deve essere brutto crescere in un mondo con la retorica dell’eroe, in cui nulla dovrebbe farti vergognare di più che perdere contro una femmina".
Come è venuta la suggestione dello spazio?
"Quando ho scritto Bambine ribelli, volevo spronare le ragazze attraverso l’esempio di donne che prima di loro si erano prese pezzi di mondo. I maschi invece non andavano incoraggiati a conquistare il mondo, ma ad andare alla conquista di sé. E lo spazio interiore di ognuno di noi è infinito. Spesso quando si parla di parità di genere, sembra che si vogliano limitare i maschi, come per renderli più piccoli. E invece il mio obiettivo è l’opposto, perché possano scoprire la propria grandezza in un modo nuovo".
Quali sentimenti troviamo nelle dodici storie?
"Una è ambientata in un pianeta di pirati. Uno di loro ricuce la ferita a un braccio di una nemica con un uncino; lo usa non come arma, ma come gesto di cura. C’è una specie di rovesciamento della Bella addormentata: lei resta addormentata per tre giorni e lui vorrebbe baciarla. La piratessa però non può dire un sì o un no e quindi lui fa l’unica cosa che andrebbe fatta in questo caso: aspettare. Così i bambini sviluppano la consapevolezza dell’importanza del consenso. Un altro pianeta, invece, è popolato da orchi e si invita i ragazzi a riflettere su come navigare in situazioni di grande disparità fisica. Ogni fiaba ha preso spunto da un tema cardine dell’identità maschile: altre storie indagano il rapporto con il paterno. Ma si ride anche molto".
Il progetto che lei porta avanti è molto ampio, comprende anche una newsletter.
"Per me è un progetto di rivoluzione culturale. Ero stanca di una interpretazione della lotta per la parità di genere che fosse un conflitto di donne contro uomini. Quella dimensione ha prodotto tanti risultati, ma personalmente ho avuto bisogno di ricomporre quel conflitto. Non mi sono mai interessate le bambine che volevano prendersi il potere, ma che volevano cambiare il potere. E si cambia mettendo al centro la compassione, non la competizione".