CHIARA CARAVELLI
Cronaca

Caso Lamborghini. Multa per la donna che accusa Tonino. Assolta la figlia

La cantante lirica di 63 anni condannata a pagare mille euro. Esulta, invece, Flavia Borzone: "Ho vinto, questo è solo l’inizio". L’obiettivo: vuole che l’industriale riconosca di essere suo padre

A sinistra Flavia Borzone, è stata assolta dal tribunale di Bologna. A destra Tonino Lamborghini con la figlia Elettra, cui venne sottratto con l’inganno il Dna

Bologna, 18 giugno 2024 – "Sono felicissima. Questa è solo la prima di una serie di vittorie. Andrò avanti fino alla fine". Le lacrime e l’abbraccio con la madre, poi un sorriso. Ha reagito così, appena uscita dall’aula, la trentaseienne napoletana Flavia Borzone, assolta ieri dal tribunale di Bologna dall’accusa di diffamazione nei confronti dell’imprenditore Tonino Lamborghini perché il fatto non costituisce reato. Insieme a lei, con lo stesso capo d’imputazione, anche la mamma Rosalba Colosimo, cantante lirica partenopea. Quest’ultima è stata condannata a mille euro di multa con sospensione condizionale della pena.

La giudice Anna Fiocchi ha accolto solo in parte le richieste della Procura che aveva chiesto l’assoluzione per entrambe ritenendo le prove insufficienti o contraddittorie. Ma ripercorriamo i fatti. Madre e figlia sono state accusate dall’imprenditore erede di Ferruccio per aver sostenuto in un’intervista a un settimanale e durante una trasmissione televisiva condotta da Barbara D’Urso, che la ragazza era figlia di Tonino Lamborghini, nata da una relazione che quest’ultimo avrebbe avuto con la Colosimo circa 35 anni fa. "Elettra, fammi conoscere papà Tonino". Dalle pagine di una rivista di gossip, Flavia Borzone si appellava così all’erede della dinastia Lamborghini, presentandosi come sua sorellastra.

"Il padre di mia figlia è Tonino Lamborghini. Dunque Flavia è la sorella di Elettra e degli altri suoi figli" fu invece la confessione fatta da Colosimo durante il programma televisivo. Proprio per questa intervista rilasciata alla D’Urso – che i difensori della donna Sergio Culiersi e Gian Maria Romanello hanno dipinto come una sorta di "imboscata" – la cantante lirica è stata condannata. Rivelazioni che fecero scattare, il 29 ottobre del 2019, la querela da parte di Lamborghini contro entrambe per diffamazione. Nel chiedere l’assoluzione, la Procura aveva osservato che il processo non avrebbe fatto emergere il reato contestato oltre ogni ragionevole dubbio, sottolineando che i toni usati nelle interviste ‘incriminate’ non erano lesivi della dignità e dell’onore di Tonino Lamborghini. Da parte loro, i difensori di Borzone (quest’ultima è assistita dall’avvocato Carlo Zauli) e Colosimo hanno ricordato, nelle loro arringhe, che da alcune testimonianze raccolte in fase di indagini difensive emergerebbe che l’imprenditore avrebbe sempre saputo che Flavia Borzone era sua figlia e che, pur rifiutandosi di riconoscerla, si sarebbe offerto di sostenerla economicamente.

Colosimo, nonostante la condanna, si è detta "felicissima" per la figlia, aggiungendo soltanto la frase: "Il tempo è galantuomo". Poche parole anche dal suo avvocato Sergio Culiersi: "Le sentenze non si commentano, eventualmente si impugnano. Questa sentenza non incide sul riconoscimento di paternità. Aspettiamo di leggere le motivazioni, poi vedremo il da farsi". Per Lamborghini, persona offesa nel procedimento, è intervenuto il suo legale, il professor Mauro Bernardini, che ha spiegato di non aver potuto partecipare alla discussione "perché rappresento la parte offesa che ha già avuto soddisfazione dal giudice civile: non potevo, quindi, costituirmi parte civile in questo processo penale, perché i danni sono già stati riconosciuti". Per le dichiarazioni rilasciate dalle due donne, Lamborghini aveva infatti intentato anche una causa civile contro Borzone e Colosimo, che in primo grado sono state condannate a pagare 30mila euro ciascuna.