FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Caso Balani a Bologna, l’assist alla difesa. Il perito: Vitalina è morta quando Andrea Rossi aveva un alibi

La vittima dell’omicidio è stata strangolata 18 anni fa “tra le 22 del 14 luglio 2006 e le ore 5 del 15 luglio”. Insomma quando l'uomo, che da 17 anni è in carcere a scontare l'ergastolo per quel delitto, aveva un alibi. Così il giallo di via Battindarno potrebbe essere vicino a una svolta

Il commercialista Andrea Rossi (FotoSchicchi), nel riquadro Vitalina Balani

Il commercialista Andrea Rossi (FotoSchicchi), nel riquadro Vitalina Balani

Bologna, 9 settembre 2024 – Vitalina Balani, 18 anni fa, è stata strangolata “fra le ore 22 del 14 luglio 2006 e le ore 5 del 15”. Insomma quando l'uomo, che da 17 è in carcere a scontare l'ergastolo per quel delitto, aveva un alibi. Di più: l'alibi sarebbe proprio una delle prove che, all'epoca del primo processo, fecero propendere i giudici per la sua colpevolezza.

Insomma, il caso dell'omicidio di Vitalina Balani, potrebbe essere vicino a una svolta. E un grosso punto a favore della difesa lo segna la perizia del professor Mauro Bacci, ordinario di medicina legale e perito incaricato dal presidente della Corte di appello di Perugia Paolo Micheli di stabilire appunto l'ora del decesso della donna tramite lo studio delle macchie ipostatiche, i ristagni di sangue sul braccio destro della 70enne trovata senza vita nel suo appartamento di via Battindarno il 15 luglio 2006, che secondo la difesa del commercialista Andrea Rossi che ha chiesto e ottenuto la revisione del processo, spostano in avanti l'ora del decesso della donna.

Non più dunque tra le 13.30 e le 14 del 14 luglio, come ritenuto dall'accusa e dai giudici che condannarono Rossi, e orario per cui l'imputato non aveva un alibi, bensì molto più tardi, nella serata-notte successiva. Fascia per cui invece Rossi un alibi l'ha: era davanti al computer a cancellare alcuni file.

Tra gli altri, quelli in cui compariva l'ammontare del debito – due milioni di euro – che l'uomo aveva con la vittima, soldi che avrebbe dovuto investire per suo conto e invece aveva sperperato. Debito che si ritenne fosse il movente dell'omicidio. Di cui il commercialista, oggi 61enne, si è però sempre dichiarato innocente.

Da qui la richiesta di revisione del processo, che come nuova prova portò appunto i recenti studi scientifici sulla migrazione delle macchie ipostatiche e il loro ruolo nello stabilire l'epoca del decesso dei corpi senza vita. Dopo un primo 'no' alla revisione della Corte d'appello di Ancona (che ha pertinenza sui processi bolognesi), la Cassazione accolse invece il ricorso ed esplicitò anche che “laddove nel giudizio di revisione risultasse dimostrato un orario differente del decesso della Balani in virtù delle nuove metodiche scientifiche utilizzabili, detto orario andrebbe confrontato, ai fini di un giudizio di colpevolezza, con l'alibi del Rossi almeno a partire dalle 15 in poi del giorno del delitto. Inoltre, la collocazione in un orario successivo della data del decesso illuminerebbe anche la valenza sul piano istruttorio di alcune prove dichiarative dibattimentali”. Come a dire: un nuovo orario scagionerebbe l'imputato.

Scrive nella propria relazione il perito della Corte di Perugia: “Lo stato di rinvenimento delle ipostasi al momento del ritrovamento del cadavere a carico degli arti superiori è giustificabile solo attraverso la mobilizzazione delle braccia da parte dei sanitari nel sopralluogo, avvenuto entro l’intervallo temporale di migrabilità delle stesse, valutabile in 8-12 ore fino a 15”. Dunque, i sanitari del 118 che attorno alle 13 del 15 luglio manovrarono il cadavere della Balani, provocarono la 'migrazione' di questi coaguli di sangue, non ancora 'fissati' come sarebbero stati se la donna fosse deceduta 24 ore prima, come stimato all'epoca. La fascia indicata però non è precisa, chiarisce il perito: una stima più precisa non si può avere infatti “a causa degli scarsi contributi tratti dallo studio di raffreddamento cadaverico e rigidità a causa del loro carente rilevamento, della temperatura cadaverica e ambientale, o della loro intrinseca variabilità, per la rigidità muscolare”.

Specifica l'avvocato di Rossi, Gabriele Bordoni, non senza una certa soddisfazione per il risultato: “La perizia ha confermato quanto da noi sostenuto. Riteniamo che l'omicidio possa essere avvenuto attorno alle 21, considerando che la donna doveva rientrare a Riccione prima delle 20 di quel giorno e che ricevette diverse telefonate a partire proprio dalle 21 da parte del badante del marito anziano che l'aspettava in Riviera, rimaste tutte senza risposta, dimostrando che a quell’ora la donna era già spirata. Infatti, come illustrato anche dal nostro consulente di parte, l'assenza del rilevamento della temperatura cadaverica della donna ci dà una forbice ulteriore di un paio d'ore rispetto alla fascia 22-5 indicata dal perito della Corte, perciò il decesso può anche essere contenuto tra le 20 e le 7. Orari per cui il mio assistito ha diversi alibi”.

Ora, sta alla Corte di Perugia decidere come proseguire il processo: l'udienza è fissata per il prossimo 24 settembre.