FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Caso Amato, luci e ombre: "I passi sull’orologio all’alba del delitto?. Andavo al lavasecco"

Processo agli sgoccioli, sentiti i testi della difesa dell’oculista. Il vicino: "Non avrebbe agito a casa, credeva ci fossero le telecamere".

Caso Amato, luci e ombre: "I passi sull’orologio all’alba del delitto?. Andavo al lavasecco"

Giampaolo Amato, 65 anni, è accusto di duplice omicidio

I passi e i piani di scale fatti a tarda notte o di mattina presto, mentre al piano sopra al suo appartamento-studio oculistico la suocera, prima, e la moglie, poi, morivano in circostanze identiche e misteriose. Le telecamere a tutti i piani del condominio di via Bianconi 6, che avrebbero potuto chiarire tutto e invece erano fuori uso e non hanno rivelato niente. I sonniferi che Isabella assumeva per dormire.

Tanti sono i temi su cui si giocherà la sorte processuale di Giampaolo Amato. Il processo di primo grado al medico di 65 anni accusato del duplice omicidio della moglie Isabella Linsalata, medico di 62 anni, e della suocera Giulia Tateo, 87, uccise secondo l’accusa con un cocktail letale di farmaci (una benzodiazepina e un anestetico ospedaliero) a 22 giorni l’una dall’altra nell’ottobre del 2021, è ormai alle battute finali. Si è conclusa ieri la fase istruttoria, quella in cui si ’raccolgono’ gli elementi in base ai quali la Corte d’assise – presieduta da Pier Luigi Di Bari – formulerà il proprio giudizio. In aula hanno parlato gli ultimi testimoni della difesa (avvocati Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna); dalla prossima settimana, si aprirà la discussione, con la requisitoria della procuratrice aggiunta Morena Plazzi. Toccherà poi alle parti civili (per la famiglia Linsalata, avvocati Maurizio Merlini e Francesca Stortoni) e infine alla difesa.

"Giampaolo Amato non veniva mai alle assemblee condominiali, ma pure noi che non ne perdevamo una non sapevamo che le telecamere del condominio fossero rotte, a ottobre 2021. Furono sostituite dopo la morte della dottoressa Linsalata. Amato non poteva sapere che non registravano, in quel periodo". Così rivela alla Corte d’assise un vicino di casa, condomino di via Bianconi 6. "Le telecamere sono state installate una decina d’anni fa, la cassetta di registrazione è sotto chiave, accessibile solo all’amministratore. Amato non poteva sapere che erano fuori uso, nessuno lo sapeva. Si trovano nell’atrio, su tutti i pianerottoli e nella zona cantine". L’assist alla difesa è chiaro: se l’imputato pensava che le telecamere fossero attive, sarebbe mai salito nottetempo negli appartamenti di suocera e moglie per compiere delitti poi facilmente riscontrabili? Vero è che la notte tra l’8 e il 9 ottobre, quella in cui spirò Tateo, lo smartwatch di Amato registrò ben sei piani di scale saliti (lo strumento non indica le discese) tra le 23.03 e le 6.15, con battiti cardiaci spesso superiori ai 90 al minuto. E 800 metri percorsi in piano. "Ero andato a lasciare i panni sporchi all’edicola accanto alla mia lavanderia – si giustifica ora l’imputato, in nuove dichiarazioni spontanee –. Lo facevo più volte a settimana, siccome la mattina mi svegliavo molto presto e il lavasecco era ancora chiuso, lasciavo il sacchetto all’edicolante e poi lo consegnava lui". Una circostanza confermata dalla proprietaria della lavanderia, che però non ricorda se accadde anche quel 9 ottobre.

Tra gli altri testi, ha parlato poi un’amica di Isabella. "Era perseguitata dall’amante di Giampaolo, le consigliai di cambiare numero – le sue parole –. Attorno al 2019 ebbe problemi di salute: pensava a un tumore, invece le dissero che era solo stress. Tempo dopo, forse nel 2020, mi disse che prendeva dei farmaci per gestirlo, specie per dormire, ma si raccomandò di non dirlo a nessuno". Per la difesa infatti Linsalata assunse volontariamente i farmaci che le costarono la vita, mentre per l’accusa fu il marito a uccidere allo stesso modo la suocera, anziana e malata, che viveva nell’appartamento comunicante al loro, poi la moglie. Moventi: economico, per l’eredità, e sentimentale, per poter vivere la relazione extraconiugale che aveva da tempo.