Bologna, 17 aprile 2023 – La mattina del 31 ottobre 2021 Isabella Linsalata, ginecologa di 62 anni, viene trovata morta nel suo letto dal marito, l’oculista ed ex medico della Virtus Giampaolo Amato. La donna era sotto il piumone, ben rimboccato, ma indossava soltanto la biancheria intima.
L’uomo, che quella mattina era al lavoro, viene contattato dai famigliari della vittima, che non riuscivano a parlare con la donna.
Malgrado il medico avesse mostrato l’intenzione di far cremare Isabella, la famiglia si oppone e anzi viene anche effettuata l’autopsia sul corpo della ginecologa, che evidenzia come la morte sia sopraggiunta a causa di un avvelenamento da Midazolam, una benzodiazepina, e sevoflurano, un anestetico ospedaliero. Partono le indagini dei carabinieri, il medico è iscritto subito. Secondo l’accusa, Amato, indagato per omicidio aggravato e peculato e in carcere dall’8 aprile, avrebbe sottratto quei farmaci all’ospedale Maggiore e li avrebbe somministrati alla moglie, provocandone la morte.
Il corpo della vittima nel letto
La mattina del 31 ottobre 2021 Isabella Linsalata, ginecologa di 62 anni, viene trovata morta nel suo letto dal marito, l’oculista ed ex medico della Virtus Giampaolo Amato. La donna era sotto il piumone, ben rimboccato, ma indossava soltanto la biancheria intima. L’uomo, che quella mattina era al lavoro, viene contattato dai famigliari della vittima, che non riuscivano a parlare con la donna. Malgrado il medico avesse mostrato l’intenzione di far cremare Isabella, la famiglia si oppone e anzi viene anche effettuata l’autopsia sul corpo della ginecologa, che evidenzia come la morte sia sopraggiunta a causa di un avvelenamento da Midazolam, una benzodiazepina, e sevoflurano, un anestetico ospedaliero. Partono le indagini dei carabinieri, il medico è iscritto subito. Secondo l’accusa, Amato, indagato per omicidio aggravato e peculato e in carcere dall’8 aprile, avrebbe sottratto quei farmaci all’ospedale Maggiore e li avrebbe somministrati alla moglie, provocandone la morte.
L’amante e l’eredità
Per la Procura, Giampaolo Amato sarebbe stato spinto da due moventi: da un lato, la relazione extraconiugale che portava avanti ormai da anni con una donna di vent’anni più giovane, “un morboso desiderio di stare con l’amante”, lo definisce il gip Claudio Paris, per cui si sarebbe spinto fino all’estremo gesto di eliminare la moglie, vissuta come un ostacolo alla sua storia d’amore; dall’altro la possibilità di ereditare la casa di via Bianconi, dove viveva, e quella di Monte San Pietro.
I sospetti della sorella e della amiche
La svolta nella morte di Isabella Linsalata arriva a seguito dei sospetti che da anni nutriva la sorella nei confronti di Amato. Infatti, la vittima si era confidata con lei e con le amiche più care, raccontando delle tisane ‘troppo amare’ che il marito le preparava. Questa circostanza e gli stati di smarrimento e narcolessia della ginecologa avevano messo in allerta sorella e amiche, che avevano anche custodito una bottiglia di vino e le analisi delle urine di Isabella.
La difesa: “Prendeva quei farmaci”
Amato si è subito dichiarato estraneo a tutte le accuse: difeso dagli avvocati Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna, nell’interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sentito prima dell’emissione della misura dai carabinieri e dal pm Domenico Ambrosino, il medico aveva raccontato che la moglie, da tempo sofferente di depressione, prendeva già farmaci e ansiolitici. Inoltre, essendo anche lei medico, avrebbe potuto facilmente anche lei avere accesso a quelle sostanze. L’uomo riferisce anche che Linsalata gli avrebbe detto: “Prendo poca roba per stare un po’ calma, ho delle preoccupazioni”. Insomma, riferendo di un’ipotesi di suicidio da parte della donna.