CHIARA CARAVELLI
Cronaca

Caro affitti, tornano in piazza le tende degli studenti

L’accampamento in via Zamboni almeno fino a giovedì: i ragazzi protestano anche per la carenza estrema di studentati. L’iniziativa coinvolge, oltre a Bologna, altre 24 città universitarie

Bologna, 25 settembre 2023 - Riprendono le lezioni e torna in strada la protesta degli studenti universitari contro il caro-affitti: i ragazzi piantano in strada, vicino alle università tende da campeggio e appendono cartelli. L'iniziativa è estesa in tutt'Italia, dove si sono mobilitati i ragazzi di ben 25 città universitarie.

E proprio oggi arriva la notizia che la Guardia di Finanza ha scovato a Bologna 1.600 casi sospetti di affitti in nero.

Protesta degli studenti a Bologna: lee tende piantate in via Zamboni
Protesta degli studenti a Bologna: lee tende piantate in via Zamboni

Bologna, le liste per la casa

A Bologna stamattina in via Zamboni 33, gli attivisti di ‘Cambiare rotta’ e l’associazione Udu si sono accampati per protestare contro il caro affitti, spiegando come già tantissimi tra studenti e studentesse abbiano firmato in questi giorni le liste per la casa. La mobilitazione, che già nello scorso maggio aveva portato la tendopoli di fronte al Rettorato, é tornata a far sentire la sua voce rispetto al grande problema dell’emergenza abitativa. “Oltre a spesa - dicono i manifestanti - e bollette alle stelle, noi studenti universitari siamo costretti a fare i conti con la carenza estrema di posti negli studentati, buona parte dei quali sono privati e affittano camere a prezzi più alti di quelli di mercato. Le graduatorie per gli alloggi relative allo scorso anno accademico contano più di 27mila idonei a fronte di di solito 3.638 posti disponibili. C’è un vero e proprio problema strutturale della casa e dell’alloggio universitario”. La mobilitazione, fanno sapere gli studenti, andrà avanti a oltranza, almeno fino a giovedì quando è prevista un’assemblea pubblica in piazza Scaravilli.

L'invito alla ministra Bernini

L'Unione degli universitari invita la ministra dell'Università e la Ricerca, Anna Maria Bernini, ad andare alla tendopoli davanti alla Sapienza. Dopo la prima notte passata in tenda - sono circa 30 le tende montate - gli universitari fanno sapere di non aver intenzione di mollare. La richiesta del sindacato studentesco è scritta su un assegno gigante. "Abbiamo compilato - spiegano dall'Udu - un assegno enorme firmato dalla ministra Bernini, con un importo da 2 miliardi di euro. Si tratta della cifra che chiediamo al Governo per il diritto allo studio. Serve urgentemente un investimento in studentati pubblici, borse di studio, fondo affitti, salute mentale e contrasto al caro libri. Non si tratta di una cifra irraggiungibile: basti pensare che l'Italia investe sull'istruzione terziaria soltanto lo 0,7% del Pil, contro l'1,1% della media Ocse".

Il Governo, è la loro posizione, "continua a ignorare il caro studi e la crisi abitativa, senza attuare alcuna soluzione concreta. Ci sentiamo traditi rispetto alle promesse che avevamo ricevuto prima dell'estate". Lo slogan scelto è "Vorrei un futuro qui" e serve per chiedere misure urgenti per poter studiare e lavorare in Italia, senza dover emigrare all'estero. Oggi le proteste si sono accese, oltre che a Bologna, anche a Roma, Lecce, Palermo, Torino e Perugia, oltre che Roma. E nei giorni successivi si aggiungeranno le altre venti città.

Quanto costa un anno da fuorisede

Da Roma Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell'Unione degli Studenti (Udu) si fa portavoce di tutti: “Oggi per uno studente fuorisede studiare costa fino a 12mila euro all'anno, e questo non è un costo che ci possiamo permettere per studiare nelle università pubbliche. Stiamo qui e continueremo a mobilitarci un tutta Italia finché questo governo non sceglierà di ascoltarci e non sceglierà di dare un futuro alla componente studentesca".

La richiesta degli studenti è chiara: 300 milioni da stanziare in legge di bilancio per il diritto allo studio. "Serve un investimento strutturale in borse di studio e residenze, che devono essere pubbliche e non private come quelle che sta finanziando il governo.