Bologna, 25 dicembre 2024 – Il cardinale Matteo Zuppi trascorre la notte di Natale tra via Caracci e via Altabella. In questo chilometro c’è tutta la città, dalla Stazione Centrale alla Cattedrale passando da un quartiere popolare come la Bolognina agli sfarzi del centro. Si parte dalla sala d’attesa dell’Alta Velocità, uno spazio dove soprattutto d’inverno qualche persona senza fissa dimora riesce a nascondersi.
“In questo luogo – spiega l’Arcivescovo – dove chi è invisibile resta tale anche per la nostra indifferenza, capiamo cosa sia veramente il Natale. E’ il momento in cui Gesù con la sua nascita chiama tutti gli uomini attorno a sé e gli dice solo se non vi dividete troverete la forza per superare insieme le difficoltà. Il Covid ci ha insegnato che davanti alle pandemie non ci si salva da soli, ma che siamo tutti sulla stessa barca. Lo abbiamo disimparato subito dopo con la guerra mondiale a pezzi che si sta combattendo. Ci illudiamo di poter far prevalere la logica della forza, spegnendo la guerra alimentandola con le armi e poi ci meravigliamo che non finisca. Solo se mettiamo da parte gli egoismi la guerra finirà”. Zuppi si è poi spostato in Cattedrale dove ha rimarcato che se non c’è la volontà di affrontare insieme i problemi che alimentano la povertà e la guerra, il mondo ha più speranza. "Il Natale lo trova solo chi affronta le tenebre – ha concluso il cardinale -, anche quelle del proprio peccato, chi deve camminare nel buio, come Giuseppe e Maria, chi ha bisogno di luce vera. Egoismo e paura non lasciano spazio a nessuno, se non all’io e questo Giubileo della Speranza che il papa ha aperto non è la festa del benessere, vale a dire una speranza a poco prezzo, ma una luce nel buio. Tutti siamo pellegrini e bisognosi di speranza. E quanto abbiamo bisogno di luce. Donarla agli altri la fa trovare a noi. Natale è luce vera di un Dio che entra nel mondo avvolto dall’oscurità per portare luce, quella dell’amore”.
Nel pomeriggio Zuppi ha poi presieduto la messa di Natale. "La pace e noi - sono la parole dell'arcivescovo -, la pace è dentro di noi e questo è possibile proprio perché Gesù nasce per entrare nella mangiatoia del nostro cuore. Si insedia in noi e ci chiede di portare la speranza dove non c'è e per questo viene richiesta e cercata. Tra le vittime della guerra e tra chi combatte sapendo che i violenti sono i primi ad essere colpiti dalla loro violenza".