Carabiniere-eroe salva ragazzina dal suicidio

La giovane aveva già scavalcato il parapetto del ponte. Il maresciallo Giarnera: "Quando l’ho afferrata è scoppiata a piangere"

Carabiniere-eroe salva ragazzina dal suicidio

Carabiniere-eroe salva ragazzina dal suicidio

"Voglio essere aiutata". Queste le parole pronunciate, tra le lacrime, dalla giovane 17enne che, nel tardo pomeriggio di venerdì, ha tentato di suicidarsi lanciandosi dal ponte sul Reno a Malalbergo. A salvarla, prima che compiesse quel gesto estremo, pare per una storia d’amore finita male e una delusione troppo grande, il maresciallo Christian Giarnera, comandante della stazione di Malalbergo.

È stato il primo ad intervenire con una pattuglia a cui, poi, si è aggiunta in supporto quella di Altedo.

"La nostra Centrale Operativa di Molinella ci ha chiamati dicendo che un cittadino aveva segnalato una ragazza che aveva scavalcato il parapetto del ponte e fissava il vuoto - racconta Giarnera che ha ancora la vicenda scolpita davanti agli occhi -. Ci siamo subito recati sul posto. Stava diluviando, una pioggia battente, c’era quasi buio, ma l’ho vista subito: la ragazzina era lì, a un passo da un salto nel vuoto, con lo sguardo fisso. Piangeva, disperatamente. Le persone, curiose, ma anche preoccupate hanno iniziato a fermarsi: lei sembrava non vederle neanche queste persone, fissava il letto del fiume. Ho notato, avvicinandomi, che oscillava. Sembrava che stesse scegliendo il punto giusto dove lanciarsi".

L’acqua, in alcuni tratti del greto, lì sul ponte della Porrettana, è molto bassa: ci sono perlopiù detriti e tronchi . Il salto sarebbe stato fatale.

"Mi sono avvicinato con cautela, ma avevo capito che rimaneva poco tempo per salvarla, continuava a urlare piangendo che voleva farla finita perchè nulla aveva più senso - prosegue il maresciallo Giarnera -. Mi sono rivolto a lei, provando a instaurare un contatto verbale e visivo, come ci insegnano di fare nel protocollo in situazioni di crisi, e improvvisamente mi ha guardato. Mi ha ripetuto che aveva deciso, che doveva buttarsi e farla finita. Poi continuava a muoversi sporgendosi sempre di più. Era sempre più sul ciglio del ponte. A quel punto, mantenendo un contatto visivo l’ho afferrata per la felpa e un collega mi ha aiutato a riportarla in sicurezza dall’altra parte del parapetto".

Giarnera, poi, conclude: "È crollata singhiozzando tra le mie braccia e mi ha detto che voleva aiuto psicologico. Dapprima l’abbiamo affidata ai sanitari del 118 e poi ai colleghi del Priss che sono esperti in queste situazioni. Poche ore dopo sono tornato a trovarla, a casa. Volevo vedere come stava. I genitori mi hanno ringraziato, io spero che possa stare meglio con il supporto necessario".

Zoe Pederzini