Bologna, 6 settembre 2023 – Passare accanto alle mura di Bologna e rimanere di stucco. Il perché è presto spiegato: dalle pietre ricadono a fontanella rametti di capperi che in questa estate hanno deliziato lo sguardo di chi li ha notati e soprattutto riconosciuti.
Non è infatti facile individuarli se non si è mai avuta l’occasione di vederli dal vero in un muretto a secco di Pantelleria o delle isole Eolie.
I capperi, che in questo momento sono ancora appesi, sono i boccioli dei fiori immaturi, che vengono raccolti di prima mattina, tra la fine di maggio e l’inizio di settembre. Se, invece, li si lascia sbocciare si otterrà poi il vero e proprio frutto del cappero, il cucuncio, il cappero gigante. Ma dove vederli sotto le Due Torri? E soprattutto, cosa ci fa il cappero in una città del Nord?
Alla prima domanda è facile rispondere, perché basta andare sul tratto di viali che da porta Zamboni arriva a porta Mascarella, a fianco della pista ciclabile, e ammirarli con le foglioline tondeggianti e carnose, di un bel verde brillante.
Per la seconda questione abbiamo interpellato un esperto come Giovanni Dinelli, professore ordinario di Agronomia dell’Alma Mater, che ci ha raccontato cose molto interessanti e anche parzialmente "distopiche", come sentirete nel podcast di oggi de il Resto di Bologna, intitolato appunto "Il cappero di Bologna".
Tre sono le caratteristiche principali che fan sì che a Bologna il cappero si trovi bene in quella zona, sulle mura.
"La specie, che si chiama botanicamente cappero spinoso – racconta Dinelli – è tipica dell’area mediterranea ed è una pianta con tre caratteristiche in particolare, ovvero è xerofita, bisognosa quindi di pochissima acqua come i cactus, poi è calcarea per la necessità di substrati ricchi di calcare che si trovano nei muri antichi della città e infine eliofila poiché bisognosa di luce, quindi i muri prediletti sono quelli esposti a sud".
E aggiunge: "Adesso stiamo assistendo a questo fenomeno per cui molte piante che vivevano solo a Sud si stanno spostando a Nord, fatto che accade a causa del cambiamento climatico per cui ci sono estati sempre più secche e temperature sempre più elevate".
Infine l’ultima curiosità: ma chi porta i semini nelle nostre antiche mura? Sono gli uccellini, che mangiano i semini del cosiddetto "capperone", il cucuncio, e poi li trasportano, lo rilasciano e se il seme trova condizioni ideali cresce il cappero.
Un accadimento poetico, non c’è dubbio, che ci deve però far riflettere, visto che è frutto dell’innalzamento delle temperature.