Bologna, 26 novembre 2024 - La secca del Canale di Reno continuerà almeno fino a metà dicembre, forse anche fino al Natale.
“Colpa di una quantità incredibile di detriti, rami, fango e massi che (come già riportato dal Carlino, ndr) si sono accumulati dopo l’alluvione del 19 ottobre e che, oggi, richiedono centinaia e centinaia di camion, oltre a ruspe e scavatori al lavoro, per essere rimossi”. Lo spiega Milena Naldi, referente di Canali di Bologna, che parla di “oltre 3.000 tonnellate da rimuovere nel complesso”.
La secca, si ricorda, era già stata programmata come ogni anno nel periodo di ottobre: doveva durare tre settimane per le operazioni di routine e per le attività di divulgazione alla città che, in questo periodo, si rendono solitamente possibili. Poi ci si è messo di mezzo il disastro climatico, che ha comportato le operazioni eccezionali di rimozione e pulizia.
L’occasione per fare il punto sul bacino idrico è stata la presentazione questa mattina, all’Opificio delle Acque di via della Garda, della meravigliosa mappa restaurata che riporta il Comprensorio superiore della città di Bologna e offre una visione accurata del tracciato del Canale Savena e del paesaggio urbano dell’800: un’opera realizzata nel 1857 dall’ingegnere Luigi Marchesini, precisissima, che oggi trovare ancora più utilità a fronte dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla rete idrica bolognese.
“Dopo la furia dei canali, siamo qui a leccarci le ferite e a tirare fuori una quantità enorme di fango e detriti che non ci permette ancora di aprire il canale - aggiunge Naldi -. In questo contesto, è ancora più importante la consapevolezza dei cittadini e la possibilità di far toccare con mano il reticolo dei canali. Siamo in un’epoca di devitalizzazione e riscoperta del reticolo e dobbiamo insistere”.
All’incontro è intervenuta anche Jadranka Bentini, presidente del Consorzio degli interessati nelle acque del canale Savena, che ricorda l’importanza di “aumentare le attività e la ricerca per rendere più efficienti i canali bolognesi”. Bentini punta anche il dito contro la cementificazione, soprattutto quella a monte, e contro una legge regionale sul consumo di suolo che, di fatto, non modifica nulla rispetto ai piani urbanistici già in essere: “Il dialogo con le istituzioni c’è sempre stato, ora naturalmente si fa più pressante e va puntualizzato molto attentamente. Intanto su un’analisi che sia il più possibile corretta rispetto questo profluvio di acque di ottobre: la sua causa primaria sta sicuramente nel fatto che il terreno collinare non riesce più a trattenere le acque e quindi si crea una sorta di scivolo. Ecco perché entriamo nel campo del consumo suolo: in collina e in montagna si è antropizzato troppo, e se è vero che la Regione ha fatto una legge apposita, è anche vero che nel dettaglio i piani regolatori vengono ancora portati avanti. In sostanza, non è cambiato molto: bisognerebbe stoppare tutto”.
“Mi consola che Priolo abbia ammesso che in effetti c’è da ripensare quanto è stato fatto - prosegue Bentini -: la consapevolezza da parte di chi governa c’è. E credo anche che il neo governatore Michele de Pascale abbia le idee chiare e possa andare nella direzione giusta: ha già fatto scelte coraggiose da sindaco ravennate,come quella di allagare la Fornace Zavattinj, a Ravenna, per evitare che l’alluvione impattasse sulla città. Un’azione da incorniciare”.
Tornando alla mappa, Valeria Ialonardi del Laboratorio degli Angeli racconta l’immenso lavoro di restauro durato complessivamente un anno: “Era molto degradata e danneggiata da acqua e gore molto importanti, che avevano inficiato la leggibilità contenuto. Siamo riusciti a rimuovere macchie deturpanti, a recuperare la struttura della carta e, dopo il restauro, ha metterla in una sorta di cornice con una teca in plexiglas distanziata, che non tocca l’opera”.