La secca del Canale di Reno continuerà fino a metà dicembre, o forse più in là. Colpa di oltre 3.000 tonnellate di detriti, tra frango, rami e massi, che rii e torrenti hanno ‘vomitato’ nel canale con l’alluvione. E che ora richiederanno più lavoro del previsto. Il periodo di secca era scattato a ottobre e sarebbe dovuto durare come ogni anno tre settimane, per lasciare spazio agli interventi di routine e alle attività didattiche con i cittadini, ma con il disastro climatico è arrivato ‘il tappo’ – soprattutto all’altezza della griglia di via Sacco e Vanzetti – e ci sarà da aspettare ancora. Centinaia di camion continuano a portare via i rifiuti, mentre ruspe e scavatori restano in azione.
All’Opificio delle Acque, in via della Grada, gli Stati generali dei canali fanno il punto su quello che c’è da fare. Non solo per il Canale di Reno, ma per l’intero bacino idrico: "Così tanta pioggia non si è mai vista".
"Siamo qui a leccarci le ferite – spiega Milena Naldi (Canali di Bologna) –. In questo contesto è ancora più importante la consapevolezza dei cittadini e la possibilità di far toccare con mano il reticolo. Siamo in un’epoca di rivitalizzazione dei canali: dobbiamo insistere".
Non solo, perché "c’è anche un lavoro di programmazione da fare". Lo ricorda Jadranka Bentini, presidente del Consorzio degli interessati nelle acque del Canale di Savena: "Sappiamo bene che i consorzi si sono occupati storicamente dei canali bolognesi e l’obiettivo primario resta la salvaguardia e la manutenzione del reticolo – puntualizza Bentini –. Siamo in un momento particolare, ma purtroppo non eccezionale, e si profila all’orizzonte un compito più grave di quanto fatto in passato. La consapevolezza c’è, ci devono essere anche le forze adeguate di alleati come Comune e Regione: dovremo lavorare tutti assieme per rendere sempre più efficienti i canali bolognesi. È un momento di riflessione".
Bentini punta il dito contro la cementificazione e contro la legge regionale sul consumo di suolo: "La causa primaria del profluvio di acque a cui abbiamo assistito è che il terreno collinare non riesce più ad assorbirle. Ecco perché entriamo nel campo del consumo suolo: in collina e in montagna si è antropizzato troppo, e se è vero che la Regione ha fatto una legge apposita, è anche vero che nel dettaglio i piani regolatori vanno avanti. In sostanza, non è cambiato molto".
"Mi consola che Irene Priolo (ex presidente facente funzioni, ndr) abbia ammesso che c’è da ripensare quanto fatto – chiude Bentini – e credo che il neo governatore Michele de Pascale possa andare nella direzione giusta: ha fatto scelte coraggiose da sindaco, come quella di allagare Fornace Zarattini a Ravenna, per evitare che l’alluvione impattasse sulla città. Ma c’è tanto lavoro da fare".