Bologna, 29 giugnbo 2022 - Il cambiamento climatico è ormai realtà. E sta facendo sentire i propri effetti anche nel nostro Paese. Già si stanno studiando gli scenari futuri, per capire quali contromisure attuare. Uno studio strategico elaborato da Nomisma e Cmcc (Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici), focalizzato sul nostro territorio, riguarda "scenari climatici e investimenti idrici nell’area metropolitana di Bologna". Si tratta di un complesso lavoro con modelli matematici che analizzano le variazioni dei valori di temperatura, umidità e piogge.
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Le conclusioni indicano un deciso aumento della probabilità di eventi meteo estremi. "Non ci saranno piogge ben distribuite per l’agricoltura, ma momenti concentrati di abbondante piovosità, o bombe d’acqua, cui seguiranno lunghi periodi di siccità", spiega Marco Marcatili, economista di Nomisma. Rispetto ad oggi, pioverà di più. Negli scenari al 2030 e al 2050 – per il territorio della nostra area metropolitana – le precipitazioni medie cresceranno rispettivamente del 2% e del 2,5%. Ma, come detto, con una concentrazione di fenomeni estremi in pochi momenti dell’anno.
Un problema sarà poi rappresentato dall’aumento delle temperature. Su Bologna, lo scenario peggiore prevede, al 2030, l’aumento di un grado della temperatura media annuale; dato che sale all’1,9% nel 2050. "Se però si mettono in campo adeguate iniziative di mitigazione – commenta Marcatili – sarà possibile contenere l’incremento medio a 0,9 gradi al 2030 e a 1,5 gradi al 2050". Un aumento medio superiore a 1,5 gradi è indicato dagli esperti come il punto di non ritorno convenzionale verso la catastrofe climatica.
L’aumento della temperatura porta ad abbassare le disponibilità idriche di superficie. Ma, avverte l’economista, "comporta anche effetti economici importanti". Per esempio, si può verificare "uno spostamento di alcune colture agricole" verso aree più a nord. Lo studio di Nomisma e Cmcc cerca di stimare anche l’andamento futuro dei fabbisogni idrici dell’area metropolitana. La domanda è destinata ad aumentare. Perché in tutto il territorio è prevista – sempre con orizzonti temporali il 2030 e il 2050 – una crescita importante delle produzioni industriali, della demografia e dell’agricoltura.
Uno dei problemi maggiori del nostro Paese, e quindi anche del bolognese, è l’impreparazione – per mancanza di strumenti e tecnologie adeguati – a raccogliere le acque meteoriche. A livello nazionale siamo in grado, ad oggi, di raccoglierne soltanto il 10-11%. Tradotto: siamo di fronte a un enorme spreco di acqua.
Sono quindi urgenti il potenziamento degli invasi e l’ampliamento e modernizzazione delle infrastrutture irrigue. Si può parlare di una diffusa rete di bacini aziendali. "Ma – afferma Marcatili – occorre individuare punti di raccolta d’acqua in area metropolitana". Sempre più importante diventa anche l’introduzione di tecnologie per il risparmio d’acqua in campo agricolo e industriale. "Si deve cominciare a ragionare anche di piccoli invasi, con un basso impatto ambientale, come soluzione all’aumento della domanda di acqua". Nomisma ha già riunito intorno a un tavolo l’Autorità di bacino del Po, il Consorzio della Bonifica renana, Hera e Canali di Bologna, oltre a Regione, Città metropolitana e Atersir. "È il momento di passare alla fase operativa – afferma Marcatili – e decidere insieme quattro-cinque progetti comuni da realizzare sul nostro territorio".
Ieri, in Regione, l’assessore all’Ambiente e Protezione civile, Irene Priolo, ha aperto la relazione sull’emergenza idrica, sottolineando che "serve lo stato d’emergenza nazionale, che chiederemo entro 24 ore". Di fronte ai cambiamenti climatici in corso, "la nostra strategia si fonda su più capacità di stoccaggio, meno perdite di rete e riutilizzo della risorsa idrica depurata". Sono i principi a cui ispirare il nuovo Piano di tutela delle acque.