Dopo i disordini di sabato e le polemiche politiche sui cortei della Rete dei Patrioti, degli antagonisti e in mezzo degli anarchici, c’è un’altra data ad alta tensione. Per venerdì, infatti, il collettivo ’Cambiare rotta’ ha indeto il ’no Meloni day’ con immagini della premier (che ieri non ha presenziato all’evento del centrodestra annunciato al Savoia hotel Regency) e della ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, con impronte insanguinate sul viso. Uno "sciopero studentesco" che ha aggiunto benzina sul fuoco. A commentare è la stessa ministra Bernini (Forza Italia), in un’intervista a Libero: "Il governo non si fa intimidire. Io non mi faccio intimidire. Andiamo avanti per la nostra strada, dando risposte sul diritto allo studio, mettendo soldi nelle tasche dei lavoratori intervenendo sul cuneo fiscale. Medicina, posti letto, borse di studio, fondi per le infrastrutture di ricerca sono solo alcuni temi su cui stiamo lavorando. Ed è solo l’inizio".
Poi aggiunge, in un’altra intervista a Il Giornale: "Quei manifesti sono gravi due volte. Sono gravi in sé e sono gravi in quanto segnali di un clima, di cui fa parte anche la manifestazione dei centri sociali in città, in cui si sono registrati scontri con la polizia a cui va la mia piena solidarietà. Quel che sta accadendo è il superamento di un limite invalicabile in una democrazia. Tutte le opinioni sono legittime, ma con il limite della violenza: annunciata, minacciata, praticata".
Poi va all’attacco di Maurizio Landini, leader della Cgil, e della segretaria del Pd, Elly Schlein: "Prendano le distanze dalle violenze, difendano nei fatti le istituzioni e non solo a parole. Non è rimanendo in silenzio o aizzando gli scontri che potranno tornare ad avere la fiducia del popolo".
La solidarietà a Meloni e Bernini arriva da diversi esponenti di centrodestra. In primis dal ministro Antonio Tajani, leader di Forza Italia, ieri in città: "Un conto è attaccare chi ha aggredito le forze dell’ordine, un conto è attaccare il giorno dopo quell’aggressione il presidente del Consiglio e il ministro Bernini riempiendo di manifesti con le mani insanguinate. È inaccettabile. Certamente non ci facciamo intimorire da queste scelte e dalle minacce".
Conferma il governatore della Sicilia, Renato Schifani: "Quei manifesti sono una deriva inaccettabile dello scontro politico, in cui la violenza non può e non deve mai trovare spazio. Sconcertano, peraltro, i silenzi e le omissioni da sinistra di fronte all’ennesima vicenda inqualificabile". Attacca l’azzurro Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: "È intollerabile chi non condanna questi manifesti. La maturità e la capacità di vivere in una comunità che si rispetta aldilà delle differenze politiche passa anche da questi gesti". Chiude Michaela Biancofiore (Civici d’Italia, Nm, Udc, Maie): "Il nuovo fascismo è a sinistra e mette nel mirino due donne".
red. cro.