"Io rispetto chi, per ragioni di paura o di dubbi non vuole vaccinarsi. Anzi, dobbiamo avere la pazienza di convincerli uno a uno. Poi però c’è una piccolissima minoranza, molto rumorosa e in alcuni casi pericolosa, che va contrastata. Sono cose da non prendere sotto gamba: io queste persone le ho denunciate". Il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ritorna sulle minacce ricevute dai No vax proprio nel giorno in cui la manifestazione regionale dei No Green Pass porta sotto le Due Torri 5.000 persone.
Lo fa durante la presentazione del suo libro, Il Paese che vogliamo, alla Festa dell’Unità del Pd di Budrio. Una chiacchierata che tocca vari temi – da come spendere i fondi Ue alle risorse del Pnrr, dalla necessità di investire ancora di più nei servizi di welfare, come gli asili nido, alle potenzialità del Tecnopolo di via Stalingrado e del Centro meteo europeo che lì troverà sede – ma che, inevitabilmente, guarda anche alla pandemia e alla quarta ondata che sta investendo l’Europa intera.
Non è la prima volta che riceve minacce dalla galassia No vax: è preoccupato da questa escalation?
"Personalmente non mi posso permettere nemmeno di aver paura, perché il mio ruolo mi impone di essere alla guida di un grande contingente di persone, a partire dai sanitari, per combattere insieme questa pandemia e questa quarta ondata. Poi certo, ci sono cose che non vanno prese sotto gamba. Non si può minacciare verbalmente e fisicamente le persone, aizzando anche gli altri a farlo".
Il Super Green pass può aiutare ad aumentare la quota di vaccinati?
"Finora abbiamo superato le più ottimistiche previsioni: in regione abbiamo il 90,5% della popolazione sopra i 12 anni che ha fatto la prima dose e l’88,5% con doppia iniezione. Quindi, nel giro di poche settimane, arriveremo vicini al 91% di cittadini vaccinati con il ciclo completo. Senza contare che la fascia d’età 19-29 anni è quella che si è vaccinata di più subito dopo gli ultraottantenni e che sulle terze dosi siamo già tre le 620-630mila iniezioni fatte. Questo ci permette di difenderci molto meglio da questa quarta ondata".
L’Emilia-Romagna rischia la zona gialla?
"Non so se ci finiremo, ma posso dire che, qualora accadesse, grazie al Super Green pass non cambierà nulla rispetto a oggi per chi è vaccinato con doppia dose. Non chiuderanno i luoghi più colpiti in questa pandemia – quelli della cultura e della socialità, soprattutto – garantendo comunque a tutti l’accesso a scuola e lavoro".
Sul tappeto resta un tema che prima o poi andrà affrontato: sì o no all’obbligo vaccinale?
"Io ho sempre detto che servirebbe una misura europea, perché se fosse uguale per tutti gli Stati sarebbe più facile da gestire, da spiegare e da condividere. Poi ci sono obblighi vaccinali per alcune categorie che per fortuna già esistono. Per alcuni, anzi, io sarei ancora più duro di adesso".
Ad esempio?
"Per i sanitari: è vero che c’è una legge che prevede la sospensione dello stipendio e l’assegnazione ad altri incarichi, ma secondo me i sanitari che scelgono di non vaccinarsi andrebbero aiutati a cambiare mestiere. Quando si prende a cura la salute degli altri bisogna essere molto seri e rigorosi, perché senza il vaccino si mette a rischio la vita degli altri".
Sulle vaccinazioni dei bambini dai 5 agli 11 anni la macchina organizzativa è pronta?
"Stiamo ragionando su luoghi dedicati a questa fascia d’età, tra cui il Bellaria ma anche altri, giusto per restare a Bologna. Pure in questo caso, però, è comunque una corsa. Perché in Italia c’è un problema di sanità gigantesco: il personale sanitario, che è pagato troppo poco e fa un lavoro usurante".
E poi c’è il problema dei costi economici della pandemia.
"Come Regioni abbiamo sostenuto 1,2 miliardi di spese sanitarie aggiuntive per contrastare il Covid e, per ora, il governo ha stanziato poco più di 600 milioni. Io penso che chi ha una sanità pubblica che funziona vada premiato, non danneggiato".