BENEDETTA CUCCI
Cronaca

Bologna (ri)scopre i suoi navigli. Torna alla luce il canale Reno: “Un’oasi nel cuore della città”

Cantiere per la linea del tram, si lavora per riportare alla luce un tratto del corso d’acqua. Percorsi pedonali, alberi e aiuole sulle sponde. “Qui in passato venivano le lavandaie”

Bologna, 2 settembre 2024 – "Che poi Bologna era come Venezia un tempo, piena di passeggiate sui canali e commercio fluviale". È da sempre un classico, per i bolognesi, raccontare a chi arriva in visita nel capoluogo felsineo, tra una torre Asinelli e un portico affrescato, questa storia bellissima che fa restare tutti di stucco.

Il canale Reno torna alla luce: Bologna riavrà i suoi Navigli
Il canale Reno torna alla luce: Bologna riavrà i suoi Navigli

Succede solitamente quando si arriva all’affaccio della celebre "finestrella di via Piella", che permette di scrutare il torrente Aposa (è possibile ammirarlo anche in altri punti della città un po’ nascosti) incorniciato da architetture d’altri tempi, dove oggi ancora si abita. Ma tra poco tempo, proprio tra le mura della Dotta, lo scorrere delle acque si potrà contemplare in un’altra via bolognese che ha il dolce sapore di un periodo storico in cui i canali erano sinonimo di economia e vita: dal 12 giugno si sta infatti lavorando in via Riva Reno, per riportare alla luce un tratto di corso del Reno, all’altezza della chiesa sconsacrata di Santa Maria della Visitazione, interrato nel 1956.

Dopodiché l’esperienza sarà quella dei "navigli" alla bolognese costellati di alberature e aiuole, con due percorsi pedonali, uno a nord e uno a sud del canale, con più punti di incontro e una passerella all’altezza di via dell’Abbadia, che permette di proseguire la passeggiata verso l’altra sponda. L’area sul retro della chiesa di Santa Maria della Visitazione, racchiusa da un lato da una fascia verde con nuove alberature e cespugli, sarà trasformata in una piazzetta pedonale attrezzata con sedute e costituirà un punto di osservazione verso il canale anche con rastrelliere per la sosta delle biciclette.

Una nuova destinazione dove camminare (oggi ci sono posti auto a lisca di pesce che passano anche davanti alla ex Manifattura Tabacchi divenuta sede della Cineteca), osservare romanticamente l’acqua, avere una nuova visione della città che, guardando al passato, s’immagina un futuro più slow e rispettoso dell’ambiente. Anche perché questa "riscoperta/scopertura" del Reno avviene in funzione dei lavori del tram, che fu protagonista in città dal 1880 al 1963 e che tornerà a esserlo, con la prima linea, nel 2026. Si cancella e si riporta in vita, l’evoluzione va così, se ce n’è bisogno, e si cambia rotta urbanistica. Proprio come successe con Bologna e l’acqua, che fin dal Medioevo, grazie ai canali, fu una indispensabile fonte di ricchezza e di sviluppo economico, per poi sperimentare il declino dalla fine dell’Ottocento.

Nel XII secolo Bologna era la quinta città europea per popolazione e il maggiore centro tessile d’Italia, grazie soprattutto ai canali sfruttati in particolare per i mulini da seta (ce n’erano cinquecento!) – che oggi si possono vedere ricostruiti al Museo del patrimonio industriale –, ma la maggior parte di questi corsi è stata interrata e a partire dagli anni Cinquanta, sotto l’amministrazione del sindaco Giuseppe Dozza, alle prese con un disegno di ricostruzione, bonifica e riqualificazione urbanistica portato avanti nel secondo dopoguerra, la memoria fluviale è andata via via sbiadendo. Così, ecco che del fitto sistema idrico del centro rimangono tracce quasi solo nella toponomastica: Riva di Reno, Bagni di Mario, il Navile, via del Porto, val d’Aposa, via delle Moline. E in alcuni scorci davvero poetici, come quello del canale Cavaticcio riaperto e ripulito ai piedi della Salara (deposito di sale), oggi sede del Cassero Lgbt center, che serviva per alimentare l’adiacente porto fluviale cittadino, fondato nella seconda metà del Cinquecento, e di conseguenza il canale Navile. Affreschi pittoreschi ma reali, che ci ricordano tutti i giorni questa eredità di corsi d’acqua artificiali e naturali, chiuse e torrenti, che per 62 chilometri attraversano Bologna e il suo territorio, svolgendo funzioni vecchie e nuove.

Tutti gli occhi puntati su via Riva Reno, dunque, sul riaffiorare di quelle fresche acque (pulite anche, come attestano i più recenti rilievi di Arpae, impegnata da anni nel monitoraggio dei corsi d’acqua che attraversano la città), divenute canale nel Medioevo, dove in passato arrivavano le lavandaie (all’inizio dei Duemila fu posta una scultura della lavandaia senza vesti in un’aiuola all’incrocio tra via San Felice e via della Grada), perché proprio dietro la chiesa di Santa Maria della Visitazione c’era un lavatoio pubblico. E se volete fare una passeggiata dedicata, consultate il sito emiliaromagnaturismo.it con l’itinerario ‘Bologna delle acque’.