PIERFRANCESCO PACODA
Cronaca

Bologna Jazz Festival, territorio senza confini

Il calendario, dal 23 ottobre, si snoda tra club, auditorium e teatri. Brillano le stelle di Cécile McLorin Salvant e di Pat Metheny

Mulatu Astatke, l’8 novembre al Celebrazioni

Mulatu Astatke, l’8 novembre al Celebrazioni

Sono sempre più instabili, in continuo movimento e trasformazione i confini del jazz, linguaggio aperto per eccellenza, frutto di incontri, intrecci, ribellioni e lotte per i diritti civili che hanno generato la musica afro americana per eccellenza. Una complessità, e una diversità, perfettamente rappresentata dall’edizione 2024 del Bologna Jazz Festival, in programma dal 19 ottobre. Un senso dell’attraversamento culturale che si riflette non solo sulla programmazione, ma anche sugli spazi che la ospiteranno, dai piccoli club alle sale per concerti ai teatri. Dopo l’inaugurazione il 23 ottobre alla Cantina Bentivoglio con Diego Frabretti che presenta ’Duna Mixtape’, il Festival entra nel vivo con il concerto di Cécile McLorin Salvant il 28 ottobre al Teatro Duse. Profondamente legata alla più ‘classica’ tradizione afro americana della voce come strumento originale, la cantante, che può vantare una carriera segnata dalla conquista di tre Grammy Awards, gli Oscar della musica, proporrà il recente Mélusine, un lavoro cantato in francese, occitano, inglese e creolo haitiano.

Di grande impatto il concerto in programma l’1 novembre al Teatro Auditorium Manzoni, ’Puccini è Jazz’. Sul palco salirà la Filarmonica del Teatro Comunale che per l’occasione ospita alcuni solisti d’eccezione, Piero Odorici, sax tenore e soprano, Nico Menci, pianoforte, Paolo Benedettini, contrabbasso, Roberto Gatto, batteria. Gli arrangiamenti e la direzione sono affidati a Roberto Molinelli, e la narrazione a Andrea Maioli. Una occasione per conoscere un risvolto inedito dell’opera del grande compositore. Sempre al Manzoni il 3 novembre è attesissimo il concerto dell’ospite più celebre del festival, Pat Metheny, virtuoso della chitarra, con uno spettacolo che lo vedrà da solo alle prese con un repertorio che ripercorre una carriera scandita da oltre 50 dischi. L’ultimo, MoonDial gravita proprio intorno al suo lavoro come solista.

Un altro nome ‘storico’ è quello del sassofonista Donald Harrison (6 novembre Auditorium Mast, ingresso gratuito su prenotazione), che con il suo quartetto ripercorrerà le rotte che mettono in comunicazione Harlem e i Caraibi, riflesso della vita nella sua città, New Orleans. Altra stella presente nel cartellone è Mulato Astatke (8 novembre, Teatro Celebrazioni), vibrafonista, il protagonista assoluto del rinascimento del jazz etiope, che si apre alle influenze delle etnie locali. Il suo suono avvolgente, ha un sapore spirituale, profondo e riesce a portare gli spettatori in uno stato di trance. Tribale e sentimentale, è una delle personalità più originali della musica moderna, considerato un riferimento per generazioni di giovani artisti.

Altra figura centrale nell’epopea del jazz è quella del pianista McCoy Tyner, scomparso nel 2000. A lui è dedicata la serata del 13 novembre all’Auditorium Unipol con i McCoy Legends del bassista Avery Sharpe, che è stato suo stretto collaboratore. Finale il 14 dicembre al Camera Jazz & Music Club con il trio composto da Walter Smith III, sax tenore, Larry Grenadier, contrabbasso, Bill Stewart, batteria. Molto nutrito anche il cartellone degli incontri, delle proiezioni e dei progetti didattici. Il Festival è dedicato alla memoria di Jimmy Villotti. Il programma completo, che riguarda anche il Torrione di Ferrara e alcuni locali forlivesi è su www.bolognajazzfestival.com.