REDAZIONE BOLOGNA

Bologna in corsa per l’Eurovision

La candidatura arrivata alla Rai. Santucci: "Sarà una gara a quattro, ma l’Unipol Arena ha molte chances"

Claudio Santucci, autore dei più grandi set rock, compreso quello dei Måneskin

Al momento sul calendario c’è solo una data. Il 14 maggio. Cioè il giorno della finalissima del Eurovision Song Contest 2022. Il primo in Italia da 31 anni a questa parte. Per l’annuncio l’European Broadcasting Union, organizzatore della manifestazione, attende di sapere dalla Rai solo la sede che ospiterà l’evento. Alla mezzanotte di oggi scade il termine per avanzare candidature e domani si saprà la lista delle città in corsa. Decisione entro agosto o, più verosimilmente, metà novembre. La lettera inviata alla Rai nei giorni scorsi dal sindaco Virginio Merola e dal governatore Stefano Bonaccini ha messo in gioco ufficialmente Bologna, presumibilmente con l’Unipol Arena o la Fiera, allettati dal ritorno d’immagine garantito da un evento televisivo vicino ai 180-200 milioni di telespettatori e dall’indotto creato dalla presenza di 25-30mila fans per una settimana intera. I costi sono ingenti, fra i 20 e i 30 milioni di euro ma il ritorno è grosso. Per ospitare l’Eurovision contano innanzitutto alcuni elementi: aeroporto internazionale, infrastrutture viarie, un’offerta alberghiera adeguata, e naturalmente, un luogo di spettacolo che rispetti precise caratteristiche. Il che significa un’arena da almeno 8-10mila spettatori, un’area per il supporto tecnico-logistico di 5mila metri quadri per ospitare il media center e un’area per le delegazioni con camerini, uffici, hospitality.

"Dal punto di vista tecnico, il palasport di Casalecchio è forse il migliore che abbiamo, con attorno grandi spazi dove realizzare le strutture di supporto" spiega Claudio Santucci, autore per lo Studio Giò Forma di Milano dei più grandi set del rock, ma anche dello straordinario live-act dei Måneskin all’Eurovision. Con una capienza di 13.500 spettatori per i concerti l’Unipol Arena è dal 1993 la struttura più ricettiva d’Italia. E nonostante lo stuolo di candidature, si profila una volata a quattro fra Bologna, Torino, Milano, Roma. "Il PalaOlimpico di Torino è l’arena più nuova, la più bella, anche se è completamente bianco e basta un po’ di luce per togliergli un po’ di magia" spiega Santucci a proposito del palasport torinese, costruito nel 2005, con 5.657 posti a sedere che diventano 12.600 per i concerti. "Il Forum di Assago è un po’ meno capiente, ma ha tutte le caratteristiche necessarie, a cominciare dalla solidità del tetto a cui vanno appese le strutture" prosegue Santucci analizzando il Mediolanum, 11.800 posti seduti che per i concerti diventano 11.200. "Il Forum ha tra l’altro il vantaggio di avere accanto il Teatro Repower che potrebbe ospitare l’enorme media center Eurovision". Più critica la situazione di Roma. "Il PalaEur è il più vecchio (1958) ha una struttura circolare, quindi limitante, e un soffitto che non consente di appendere carichi sospesi" è l’analisi sul PalaEur, 11.200 posti a sedere che diventano 7.700 per i concerti. "A Roma si potrebbe puntare su un grande tendone come quello di Tor Vergata nel 2004 per gli MTV Europe Music Awards, ma ha dei costi superiori rispetto a un’arena. Nel 2014, a Malta, lo Junior Eurovision Song Contest fu organizzato all’interno di una gigantesca fabbrica di navi in disuso. L’archeologia industriale potrebbe essere un’idea, ma gli altissimi standard richiesti potrebbero far schizzare i costi di adattamento".

Andrea Spinelli