Il cambiamento climatico è realtà. E gli eventi alluvionali, da fenomeni straordinari, rischiano di diventare ordinari. Per questo Bologna, dopo il terribile 19 ottobre, il giorno con più pioggia dal 1922, ha deciso di correre ai ripari creando un fondo per la riparazione e l’adattamento climatico, con un’attenzione in primis alla messa in sicurezza del sistema idrico della città. Un accantonamento di risorse così da non dover agire più in emergenza.
"Il modello utilizzato sarà quello della Garisenda: partiremo da risorse comunali per dare poi il via anche a una raccolta fondi aperta a fondazioni, enti bancari, imprese, Camere di commercio, privati e cittadini", spiega il sindaco Matteo Lepore che si fa capofila di un’iniziativa che, magari, si potrà poi replicare anche negli altri Comuni della Città metropolitana che "a volte – per le lungaggini burocratiche – hanno rischiato di finire in default" a seguito di eventi alluvionali.
Ma non solo. Visto che mettere in sicurezza la città, in primis la gestione dei corsi d’acqua, è operazione ardua che può avere costi da centinaia di milioni di euro, il sindaco ha ’chiamato’ a contribuire anche i cittadini proprio per far fronte ai cambiamenti climatici. La modalità è ancora da definire, ma tra le ipotesi c’è quella di una ’tassa’ sulle alluvioni: "Gli studi sono in corso, l’obiettivo è presentare una proposta al consiglio comunale e alle parti sociali per la variazione di bilancio di febbraio", si limita a dire il sindaco. Di fatto, si partirà da risorse comunali per alimentare il fondo, poi si accresceranno attraverso diverse linee di finanziamento: la raccolta fondi modello Garisenda, risorse italiane ed europee che agiscono sul cambiamento climatico e, poi, eventualmente, la ’tassa’ sulle alluvioni, già finita nel mirino del capogruppo della Lega, Matteo Di Benedetto ("giù le mani dalle tasche dei cittadini").
Il sindaco, comunque, renderà noto l’intervento anche nelle settimane nei quartieri, parlandone ai cittadini e spiegando anche questa ipotesi di auto-tassazione per fronteggiare i cambiamenti climatici: "Dobbiamo informare i bolognesi, spiegare che serve un intervento sistemico sui corsi d’acqua, affrontando anche il tema degli alberi, facendo presente del perché cadono, del motivo per cui vengono sostituiti con piante più piccole, più facili da gestire e meno pericolose in caso di grosse quantità d’acqua", spiega Lepore.
In cima alla lista degli interventi c’è quello sulla gestione dei corsi d’acqua e del sistema dei canali (40 chilometri di torrenti che in alcuni casi corrono sotto i palazzi), un focus sulle tombature ("una delle cause principali degli allagamenti nelle città"), il rafforzamento del sistema di protezione civile, il rinnovamento del verde urbano con alberi più resistenti al nuovo clima. Un nodo da risolvere è quello dei Piani d’intervento speciali sull’alluvione di maggio 2023 che "non prevedono la messa in sicurezza del Comune capoluogo, proprio perché quell’alluvione non l’aveva colpito, se non per il negozio" di via Saffi. Inoltre, i Piani speciali riguardano soprattutto i corsi d’acqua primari "mentre noi siamo stati allagati dai torrenti secondari", aggiunge il primo cittadino. Da qui, invieremo "un dossier con le nostre proposte per la messa in sicurezza del nostro sistema idrico al governatore Michele de Pascale e al ministro Nello Musumeci".