Bologna com’era: una via intitolata all’Angelo Custode

L'articolo descrive la presenza diffusa di immagini sacre e edicole votive in campagna e montagna, testimonianza di una fede autentica e spontanea. Mostra come la popolazione abbia dato nomi alle strade in base alla presenza di oratori e come il Comune abbia confermato tali denominazioni.

Bologna com’era: una via intitolata all’Angelo Custode

Bologna com’era: una via intitolata all’Angelo Custode

Immagini sacre dipinte sui muri, tabernacoli sotto i portici, edicole votive un po’ ovunque, ma soprattutto in campagna e in montagna: tutto ciò era una visibile e concreta dimostrazione di una fede spontanea e genuina da parte di tante persone che amavano convivere con il sacro. Se in una via di collina c’era un piccolo oratorio dedicato all’Angelo Custode (foto), non c’era bisogno di una Commissione Toponomastica per scegliere la denominazione di quella via: per la gente quella che congiunge via Toscana con via Siepelunga era via dell’Angelo Custode e nel 1934 il Comune confermò quella intitolazione data dalla popolazione. Questa lunga strada che da via Toscana porta fino a Monte Donato presentava edifici tipicamente agricoli e modesti casette per una categoria di lavoratori ora estinta, cioè i gessaroli. (segue)

Marco Poli