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Bologna Città 30, il Tar ‘boccia’ il ricorso dei tassisti contro i limiti: le motivazioni

La motivazione è la mancata dimostrazione di una lesione effettiva agli interessi economici e di un danno concreto all’attività imprenditoriale dei tassisti derivante dall’abbassamento della velocità. Il Pd esulta: "Auspichiamo che chi fino ad ora ha portato avanti campagne di mistificazione della realtà abbia l'umiltà di fare un passo indietro"

Bologna, 12 novembre 2024 – Il Tar dell’Emilia Romagna, con sentenza depositata nella giornata di ieri, 11 novembre, ha respinto, dichiarandolo inammissibile, il ricorso proposto la scorsa primavera da due tassisti per annullare i provvedimenti del progetto “Bologna Città 30”, contro il quale si era costituito in giudizio anche il Ministero dei trasporti. I giudici hanno dichiarato l’inammissibilità del ricorso “per carenza di interesse ad agire”. 

Bologna Città 30: il Tar 'boccia' il ricorso dei tassisti. Ecco perché
Bologna Città 30: il Tar 'boccia' il ricorso dei tassisti. Ecco perché

Il cuore della motivazione è la mancata dimostrazione di una lesione effettiva e attuale agli interessi economici e di un danno concreto all’attività imprenditoriale dei tassisti derivante dall’abbassamento della velocità a 30 km/h in determinate strade cittadine, e perciò l’assenza di una utilità per loro dall’eventuale annullamento della misura, che, viceversa, viene esplicitamente riconosciuta come funzionale alla tutela della pubblica incolumità.

Secondo la sentenza, il ricorso, la cui legittimazione era stata motivata in relazione agli “effetti negativi che i provvedimenti censurati produrrebbero sull’esercizio dell’attività lavorativa”, è affetto dalla “mancata dimostrazione del danno che i ricorrenti vorrebbero evitare”, nel senso della “mancanza di dati oggettivi e concreti sugli effetti economici della lamentata riduzione delle corse”.

Il ricorso, infatti, “non fornisce alcun dato che quantifichi la perdita che i ricorrenti subirebbero per effetto dell’applicazione dell’avversata misura di riduzione della velocità”, che l’Amministrazione comunale aveva sempre sostenuto non comportare nessuna significativa variazione ai tempi di percorrenza e quindi nessun danno per chi lavora.

I giudici hanno per di più riconosciuto espressamente che - al contrario di quanto affermato dai ricorrenti - il provvedimento, oltre a non comportare alcun danno economico provato, non viola il diritto costituzionale alla mobilità né ostacola il lavoro: secondo la sentenza, infatti, l’applicazione dei 30 km/h non limita la libertà per i cittadini di muoversi, vivere e lavorare in città, ma semplicemente - come da sempre sostenuto dall’Amministrazione comunale, supportando la scelta con piani internazionali, europei e nazionali, evidenze scientifiche e dati statistici - stabilisce una regola di natura tecnica, non politica, per garantire la sicurezza stradale, la vita umana e un traffico urbano più ordinato.

A questo proposito, la sentenza afferma testualmente: “I ricorrenti lamentano la lesione del diritto costituzionalmente tutelato alla libertà di circolazione. Quest’ultima, però, non è configurabile, dal momento che i provvedimenti impugnati non colpiscono il bene tutelato dalla Costituzione, in quanto non pongono limiti alla possibilità di muoversi, risiedere e lavorare liberamente sul territorio, ma dettano esclusivamente delle regole tecniche per garantire l’ordinata circolazione e l’incolumità pubblica”.

Il Tar ha tra l’altro dichiarato inammissibile l’intervento del signor Stefano Cavedagna a sostegno delle ragioni dei tassisti ricorrenti, ritenendo che l’ex consigliere comunale “non ha dimostrato di essere titolare di un interesse concreto ed attuale a censurare gli atti impugnati, dovendosi ritenere insufficiente il generico richiamo al diritto costituzionale alla circolazione, il quale non risulta precluso o leso dagli atti adottati”. Viceversa, il Tar ha ammesso l’intervento della “Aifvs (Associazione italiana familiari e vittime sulla strada), a sostegno di Bologna Città 30 per prevenire nuove tragedie evitabili anche grazie a velocità più sicure, riconoscendo che è pienamente “legittimata a rappresentare l’interesse sociale e collettivo per fermare la strage stradale e dare giustizia ai superstiti”.

Il sindaco Lepore: “Proseguiamo su questa strada per salvare vite”

"Accolgo la pronuncia del Tar sul ricorso contro la Città 30 con soddisfazione, anche per il riconoscimento di alcuni principi, nel dichiarare inammissibile il ricorso, che abbiamo sempre affermato e che troviamo oggi riconosciuti sulla prima sentenza in Italia che affronta questo tema”.

Lo ha detto il sindaco di Bologna, Matteo Lepore. "Vorrei rivolgere un sentito ringraziamento all'Aifvs e la Fondazione Michele Scarponi, tra i primi a sostenere questo provvedimento ed entrambe intervenute nel processo. Il loro impegno è preziosissimo per la tutela della vita in strada. Allo stesso modo - ha aggiunto il sindaco - vorrei ringraziare quanti all'interno del Comune e fuori, hanno contribuito a questo risultato, a cominciare dai nostri tecnici e dall'Avvocatura comunale. Sarà fondamentale proseguire su questa strada per salvare vite, per rendere lo spazio pubblico della nostra città più accessibile e fruibile da parte di tutti, in piena sicurezza".

Il Pd: “Ora chi ha mistificato la realtà faccia un passo indietro” 

Il Pd esulta per la bocciatura del ricorso contro la Città 30 di Bologna da parte dei giudici del Tar. "Auspichiamo che chi fino ad ora ha portato avanti campagne di mistificazione della realtà abbia l'umiltà di fare un passo indietro", affermano i consiglieri comunali Pd Michele Campaniello e Mery De Martino.

"Purtroppo, anche le cronache recenti, ci hanno dimostrato come la destra ha sempre usato un doppiopesismo sulle pronunce della magistratura più volte sotto attacco quando ad essere censurati sono stati provvedimenti di questo governo. Staremo a vedere quale posizione intenderà assumere in questo caso la destra, per quanto ci riguarda solo la conferma della giustezza di un provvedimento che salva vite e che ci preme ricordare ovunque è stato sperimentato ha dimostrato di funzionare".

Esulta anche Annalisa Corrado, responsabile Ambiente del Pd nazionale. "Finalmente la sentenza di oggi conferma l'importanza dell'iniziativa del Comune di Bologna, e smentisce ancora una volta l'approccio puramente ideologico e irresponsabile di questo Governo, che a più riprese ha tentato di ostacolare un provvedimento innanzitutto di buonsenso che ha portato solo benefici alla città di Bologna, come del resto in tutte le città europee più ambiziose sulla sostenibilità dove viene applicata con successo", afferma Corrado. La Città 30 "è un passo importante verso un futuro di sicurezza e sostenibilità, contro quelli che vorrebbero farci tornare indietro di 30 anni, mettendo a repentaglio l'incolumità di pedoni e ciclisti e peggiorando la vivibilità della città", aggiunge la dem.

Fondazione Scarponi: “Un’ottima notizia”

"Un'ottima notizia per tutti coloro che, come noi, si battono ogni giorno per i diritti degli utenti più fragili della strada". Anche la fondazione Michele Scarponi, che si batte per la sicurezza sulle strade in nome del campione vittima di un incidente, esulta per la bocciatura da parte del Tar dell' Emilia- Romagna del ricorso contro Città 30.

Questa sentenza, afferma la fondazione Scarponi, "è un riconoscimento significativo dell'importanza e della piena legittimità della scelta delle amministrazioni comunali di regolare la velocità in specifiche zone cittadine a 30 km/h, per ridurre i rischi sulle strade e garantire un ambiente urbano più sicuro per tutti. E, soprattutto, è la riprova della assoluta infondatezza di tutte quelle argomentazioni di chi si batte contro la misura, in nome di un presunto diritto a viaggiare più veloci, anche a discapito della vita umana".

La fondazione del resto è intervenuta nel giudizio a supporto del Comune di Bologna, "difendendo la legittimità di questa misura, che i giudici hanno confermato non ledere né il diritto alla mobilità né l'esercizio delle attività lavorative, né causare alcun danno economico ai privati". Il Tar "ha infatti riconosciuto che la misura non limita i diritti costituzionali dei cittadini ma, al contrario, stabilisce una regola tecnica fondamentale per favorire una circolazione più ordinata e sicura, a vantaggio di tutta la comunità. Si tratta di un passo avanti verso strade più sicure e un futuro con meno tragedie, dove la sicurezza e la vita umana sono prioritarie".