Bologna, 9 agosto 2024 – "È stato un attimo. Mi sono passate davanti le scene dell’alluvione. E ho pensato che dovevo subito mettere in salvo mio figlio e me".
Patrizia mercoledì sera era in auto mentre il temporale che ha fatto calare un buio di tenebra su Bologna sfogava tutta la sua violenza. Ed è riuscita a mettersi in salvo, anche grazie ai poliziotti delle Volanti, subito intervenuti per soccorrere lei e il suo bambino di 11 anni, intrappolati nel sottopasso di via Michelino.
Signora Patrizia, prima di tutto: come state?
"Ora stiamo bene, pronti a partire per le vacanze. Ma ho vissuto attimi di vero panico. Per mio figlio, invece, è stata più un’avventura, anche perché alla fine è andato, per fortuna, tutto bene".
Come è finita nel sottopasso?
"Eravamo andati al cinema e poi a mangiare una cosa in un fastfood. Ho guardato il cielo fuori dal locale e ho visto che era diventato tutto nero. Ho pensato di aver lasciato le finestre aperte a casa, che c’erano i miei gatti soli, che si sarebbero spaventati o sarebbe potuto accadere loro qualcosa. Così senza pensare troppo alle conseguenze, ho detto a mio figlio di andare subito. E, agendo di fretta, con la preoccupazione, ho commesso un errore".
Quale?
"Ho imboccato la strada che faccio di solito. Pioveva a dirotto e mi sono infilata nel sottopasso di via Michelino, senza pensare che potesse essere allagato. Una volta dentro, la macchina si è spenta. Era come morta. Tentavo di mettere in moto, non accennava a ripartire. L’acqua già era arrivata a metà della portiera. E saliva. Ho avuto paura".
Cosa ha fatto?
"Ho rivisto nella mia mente le scene dell’alluvione. Ho pensato che non c’era da perdere un attimo. Ho detto a mio figlio di scendere e poi sono scesa anche io. Se avessimo aspettato ancora, le portiere si sarebbero bloccate con noi dentro".
Diluviava.
"Per fortuna stava passando un camion in quel momento. E gli autisti ci hanno fatto salire e aspettare all’asciutto. Insieme abbiamo chiamato la polizia. Gli agenti, appena arrivati, mi hanno aiutato con la macchina".
È riuscita a liberarla.
"Sono andata un paio di volte a provare ad accenderla. Appena aperto lo sportello, l’abitacolo si è completamente riempito d’acqua. Malgrado questo, non so come, dopo più e più tentativi, l’auto si è riaccesa. Sono iniziate a lampeggiare tutte le spie. Sono riuscita a tirarla fuori in retromarcia, con l’assistenza degli agenti".
È riuscita a tornare a casa con la sua auto? I poliziotti l’hanno ‘scortata’.
"Una volta riaccesa, sono riuscita a farla camminare. La polizia però mi ha accompagnato fino a casa, per evitare che avessi problemi lungo il tragitto, che potessi rimanere di nuovo ferma. E mio figlio ha colto l’occasione per fare un giro in volante. Per lui è stato divertente, non si è spaventato. A differenza mia, che ero andata un bel po’ nel panico".
Una brutta avventura finita bene.
"Alla fine sì. Poteva andare molto peggio. E anche la macchina, alla fine, non è da buttare. Al ritorno dalle ferie, sicuramente, farà un giretto dal meccanico. Comunque ho trovato grande umanità. Sia da parte dei camionisti, che hanno subito accolto me e mio figlio; sia dai poliziotti, che non ci hanno lasciati soli un attimo".