FRANCESCO MORONI
Cronaca

Blitz anti-caporalato. Badanti sfruttate e anziani ingannati. Arrestate tre persone

Gestivano un’associazione a delinquere che reclutava straniere sul web. Ai clienti offerti pacchetti da migliaia di euro, che si rivelavano poi truffe. Le donne, senza contratto, costrette a tour de force: almeno 18 i casi.

Blitz anti-caporalato. Badanti sfruttate e anziani ingannati. Arrestate tre persone

Gestivano un’associazione a delinquere che reclutava straniere sul web. Ai clienti offerti pacchetti da migliaia di euro, che si rivelavano poi truffe. Le donne, senza contratto, costrette a tour de force: almeno 18 i casi.

Avrebbero costretto più di venti persone a prendere servizio come badanti a casa di pazienti anziani e malati. Senza pagare regolari stipendi. Senza tener conto delle pessime condizioni di lavoro. Senza preoccuparsi che ci fosse alle spalle un’adeguata formazione nel prendersi cura dei più fragili. Senza rispettare praticamente ogni regola del contratto nazionale, impiegando il personale anche in tour de force 24 ore su 24, sette giorni su sette. Tre persone sono finite in manette con l’accusa di aver costituito un’associazione a delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro, il cosiddetto caporalato, oltre che a mettere in atto truffe aggravate: si tratta di Giuseppa De Falco, cinquantasettenne residente a Ferrara, ma domiciliata a Bologna, di suo fratello Fabio, 49 anni, e di Hakima El Abbi, marocchina di 45 anni residente in provincia di Reggio Emilia. Tutti con alle spalle precedenti di polizia e denunce per truffa. A coordinare le indagini il pm Stefano D’Ambruoso, (la cui richiesta di misure cautelari è stata accolta dal gip Maria Cristina Sarli), con una maxi operazione portata avanti dai carabinieri della compagnia Bologna Centro e il supporto dei militari dei comandi provinciali di Bologna, Ferrara e Reggio Emilia e del nucleo carabinieri ispettorato del lavoro.

I fatti sarebbero avvenuti da gennaio 2023 in avanti, ma l’associazione era consolidata ormai da anni. Le badanti coinvolte, praticamente tutte straniere e spesso con difficoltà comunicative o economiche, sarebbero quasi una trentina. Giuseppa De Falco si faceva chiamare da tutti ‘Pina’, a volte ‘Paola’, ed era (per l’accusa) la mente dietro quella che si strutturava come una vera e propria associazione con lo scopo di fornire assistenza domiciliare ai pazienti. Il fratello Fabio si occupava soprattutto della parte amministrativa, anche attraverso la costituzione di una seconda società. Hakima El Abbi gestiva invece la parte del reclutamento degli annunci per la ricerca del personale, che avveniva quasi esclusivamente su siti online piuttosto conosciuti, e spesso accompagnava le badanti personalmente dai pazienti.

Tutto è partito dalla denuncia di una cliente. I tre facevano sottoscrivere ai clienti, spesso gli anziani stessi o qualche parente, pacchetti plurimestrali dal costo di diverse migliaia di euro (ad esempio, 3.400 per tre mesi di servizio). Le badanti si trovavano così a gestire situazioni complicatissime, a contatto con malati di alzheimer e altre patologie gravissime, senza la minima formazione. A volte venivano condotte nelle abitazioni senza che venisse spiegato loro con chi avrebbero lavorato. Non solo: lavoravano, sotto la minaccia del licenziamento, senza tregua, senza giornate di riposo, senza contratti regolari, senza una retribuzione dignitosa.

L’associazione a delinquere avrebbe messo insieme oltre 400mila in poco meno di un anno grazie all’attività illecita, di cui 100mila sequestrati dai carabinieri. Gli incontri fra i tre non avvenivano quasi mai, se non di tanto in tanto in qualche bar o piazza, e la rete gestita si estendeva tra Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Parma e Firenze. Un’ulteriore società era stata aperta a inizio anno per rafforzare ancora più il giro ai danni delle badanti sfruttate e dei clienti ingannati, a dimostrazione di una condotta reiterata e della volontà di agire ancora.