DONATELLA BARBETTA
Cronaca

‘Bimba piuma’, la storia: "Pesava solo otto etti e non respirava da sola. Così l’abbiamo salvata"

La prematura è venuta al mondo con un cesareo all’ospedale Maggiore. Motta: "Appena nata è stata necessaria la ventilazione meccanica". Nicoletti: "Un intervento molto delicato agli occhi durato due ore"

’Bimba piuma’, la storia: "Pesava solo otto etti e non respirava da sola. Così l’abbiamo salvata"

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Bologna, 31 dicembre 2023 – Quando viene al mondo un neonato di poche centinaia di grammi di peso il suo futuro non dipende solo dalla forza del piccolo protagonista, ma anche dai continui progressi della medicina e dall’assistenza ricevuta. E lo dimostra la storia della ’bimba piuma’, così gli specialisti chiamano i prematuri sotto il chilo e mezzo, nata ad agosto all’ospedale Maggiore.

"La mamma ha avuto una complicanza durante la gravidanza, si sono rotte prematuramente le membrane amniotiche, e alla ventisettesima settimana di età gestazionale, quindi attorno ai 6 mesi e mezzo, è nata la bambina. Era iniziato il travaglio di parto e così è stata sottoposta al cesareo".

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Così Mario Motta, 55 anni, da giugno direttore della Neonatologia del Maggiore. "La neonata pesava 8 etti e 250 grammi ed è stata subito trasportata nella nostra Terapia Iintensiva neonatale, dove ogni anno accogliamo in media 25 neonati di peso inferiore al chilo e mezzo. La bimba, nella termoculla, per mantenere una temperatura costante tra i 36 e i 37 gradi, non respirava spontaneamente a causa dell’immaturità dei polmoni e nei primi giorni di vita è stato necessario il supporto della ventilazione meccanica e la terapia con i farmaci surfattanti, mentre in seguito è stata aiutata con la supplementazione di ossigeno – spiega il neonatologo – . Grande attenzione abbiamo riservato anche alla nutrizione, la neonata è stata alimentata con piccole quantità di latte materno, per mantenere l’intestino trofico, e con nutrizione parenterale per via endovenosa".

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Giorno dopo giorno la bambina – nella terapia intensiva neonatale del Maggiore, dove ogni anno sono accolti circa 25-30 neonati di peso molto basso alla nascita, inferiore a 1.500 grammi – prende peso e sembra allontanarsi dai rischi connessi alla sua condizione di prematura. A ottobre raggiunge il peso di un chilo e mezzo, ma i medici scoprono che qualcosa non va negli occhi. "Tra i vari test del percorso di sorveglianza è previsto anche l’esame del fondo degli occhi – prosegue Motta – e in quel momento sono emersi i problemi. Si era manifestata la cosiddetta retinopatia del prematuro. Bisognava programmare l’intervento chirurgico, ma la gestione di un immaturo richiede un approccio delicato, perché addormentare una bambina di un chilo e mezzo e sostenere le funzioni cardio circolatorie è complesso".

Manlio Nicoletti, direttore dell’Oculista dell’Ausl, ricorda il percorso affrontato: "Ai controlli del secondo mese di vita è emersa la retinopatia del prematuro, patologia rara, caratterizzata da una crescita anomala di vasi sanguigni nella retina, che può manifestarsi nei neonati pretermine, in particolare in quelli di peso inferiore ai 1.200 grammi e di bassa età gestazionale: colpisce un neonato su 10mila e nelle sue forme gravi può portare al distacco della retina e alla cecità. Nel caso della bimba, la retina alla nascita non era arrivata alla maturazione fisiologica e lo sviluppo non procedeva in modo regolare. Inoltre, si era manifestata anche un’incompleta maturazione dei tessuti vascolari dell’occhio. Quindi, ci siamo confrontati con i neonatologi – precisa Nicoletti – per intervenire al momento giusto, quando le condizioni generali erano stabili, perché la bimba in sala operatoria è stata addormentata e intubata". Due le procedure chirurgiche a cui è stata sottoposta.

"Un trattamento laser per distruggere le aree di retina periferica non perfusa e quindi non maturata – spiega l’oculista –, associato a iniezioni di sostanze farmacologiche nella camera vitreale, quindi all’interno dell’occhio. L’intervento agli occhi, durato due ore, è andato bene ed è stato reso possibile grazie alla competenza e alla sinergia tra l’équipe oculistica, anestesiologica e infermieristica". E adesso si pensa al futuro. "È importante anche la gestione post operatoria per accompagnare il fisiologico sviluppo degli occhi – conclude Nicoletti – e qui entrano in campo anche i nostri ortottisti, responsabili della riabilitazione visiva".

Francesca Quagliano è il responsabile clinico del Pdta, percorso diagnostico terapeutico assistenziale, dedicato ai pazienti pediatrici affetti da patologie oculistiche della primissima infanzia che, se non diagnosticate e trattate precocemente possono causare gravi deficit visivi. "È dal 2015 che l’Ausl ha avviato il Pdta – sottolinea la dottoressa –, unico di questo genere in Emilia-Romagna a cui afferiscono i piccoli dalle prime settimane di vita fino ai 14 anni: tra di loro anche pazienti affetti da cataratta congenita, glaucoma congenito, malattie rare e malformative dell’occhio".