Bologna, 19 febbraio 2023 – “Ayleen è rinata, è una bambina completamente diversa rispetto al suo arrivo: ora ride, gioca, interagisce e a pochi giorni dall’intervento al cuore l’abbiamo dimessa dall’ospedale ed è già in viaggio. Siamo arrivati in tempo".
Persino il professor Gaetano Gargiulo, direttore del Dipartimento cardio toraco vascolare dell’Irccs Sant’Orsola, è colpito dalla veloce ripresa della bimba curda di venti mesi, proveniente da un campo profughi iracheno, arrivata con la mamma due domeniche fa al Marconi dall’aeroporto internazionale di internazionale di Sulaymaniyah, in Iraq, con un un’aero-ambulanza dedicata messa a disposizione dal ministero della Difesa del Lussemburgo ai partner dell’European Air Transport Command.
"La cardiopatia con cui è nata, un cuore univentricolare, non permette un’adeguata ossigenazione dei polmoni – precisa Gargiulo – e quindi la bambina faceva fatica anche a sorridere. Noi abbiamo attaccato una grossa vena alle arterie polmonari, un intervento che l’ha salvata".
Poi il discorso si fa più ampio. "Per la bimba si sono mossi in tanti, grazie alla rete internazionale di soccorsi, e poi alla Regione che ha sostenuto le spese dell’intervento, alla Croce Rossa che l’ha accolta all’aeroporto, a Piccoli grandi cuori che ha sostenuto la mamma. Noi ci siamo messi a disposizione e siamo pronti ad accogliere altri bambini, ma dovremo avere un supporto ancora maggiore dagli organi istituzionali. Ogni anno nel mondo nascono un milione e 300mila bambini con delle cardiopatie – precisa Gargiulo –, solo in Italia ben 4mila, e se vengono al mondo in continenti dove sono presenti centri di cardiochirurgia pediatrica si possono risolvere i loro problemi. Purtroppo, non è sempre così, pensiamo per esempio all’Africa: ci vorrebbe un’azione umanitaria molto importante per poterne operare molti di più".
Emanuela Angeli è la cardiochirurga pediatrica presente al Marconi quando Ayleen è arrivata. "La piccola era in condizioni disperate – ricorda la specialista – e la mamma è scesa dall’aereo tenendola in braccio. Lì c’è stato il primo contatto fisico tra di noi, ha capito che poteva fidarsi e così mi ha dato la bambina. Fatti i primi accertamenti, siamo riusciti a operarla il giorno dopo. E quando la mamma ha potuto rivedere la figlia in terapia intensiva e si è accorta che era andato tutto bene mi ha abbracciato. Quello è stato il suo ringraziamento, che mi ha profondamente commosso, perché non parla inglese e riusciamo a comunicare attraverso la cooperante americana che conosce il linguaggio del posto".
Angeli aggiunge che "questa storia è costellata dalla buona volontà di tante persone, il Comando operativo di vertice interforze, il 118, e infine, grazie alla farmacia Trento Trieste si è potuto anche reperire materiale e farmaci che serviranno alla bimba quando giungerà a destinazione. In tanti abbiamo lavorato nella stessa direzione per raggiungere il risultato".