Bologna, 20 luglio 2019 - Una telefonata minatoria, piena di insulti irripetibili e minacce di morte, con riferimento ai fatti di Bibbiano (foto). La denuncia arriva dal presidente dell’Arcigay Bologna, Vincenzo Branà, che si è rivolto alla polizia e oggi ha reso pubblica la vicenda con un post su Facebook.
I fatti risalgono all’1 luglio, poco dopo le 22. La telefonata, il cui autore non si è ovviamente qualificato (anche se non si è preoccupato di nascondere il numero da cui chiamava), è durata, scrive Branà, “due minuti esatti, 120 secondi di odio urlato, con la bava alla bocca”.
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Nel suo post, il presidente dell’Arcigay bolognese spiega di aver reso pubblica la cosa solo oggi “perché ció che quella sera mi era sembrato un fatto isolato, al quale non bisognava dare visibilità, oggi – alla luce di quanto è successo negli ultimi 20 giorni – mi pare tutt’altra cosa”.
Il riferimento è alla “strumentalizzazione della vicenda degli affidi di Bibbiano (video), le cui indagini hanno prodotto già due clamorose smentite”, che secondo Branà “si sta rivelando una strategia precisa, molto simile al terrorismo, che tiene assieme Governo, estrema destra, gruppi pro-vita e stampa becera, e che ha dei precisi obiettivi”, uno dei quali “è senza dubbio la comunità lgbti, che i partiti di destra chiedono di schedare e controllare”.
In particolare in Emilia-Romagna, prosegue Branà, l’inchiesta sui presunti affidi illeciti in Val d’Enza “viene usata per colpire la legge contro l’omotransfobia usando ogni mezzo”. E tra questi mezzi, chiosa, c’è anche “l’intimidazione alla relatrice della legge, la consigliera Roberta Mori (esponente del Partito democratico e presidente della commissione Pari opprtunità della Regione, ndr), che ieri si è ritrovata uno striscione di Forza nuova all’arrivo sul posto di lavoro e alla quale va tutto il mio sostegno e la mia solidarietà”. Da parte sua, Branà afferma di “non sentirsi in pericolo per quella telefonata”, aggiungendo però che, secondo lui, “siamo tutti in pericolo, un pericolo molto serio, per quello che sta succedendo”.
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Molti gli attestati di solidarietà sulla bacheca di Branà, a partire da tutto il mondo Arcigay e Lgbti e dalla stessa Mori che scrive: “Sono colpita da tanta inutile violenza nutrita dall’odio e dal pregiudizio. Non ci fermiamo. Le battaglie giuste hanno spesso costi molto alti”.
L’assessore comunale alla Cultura Matteo Lepore commenta: “Solidarietà. Impressiona la capacità di creare mostri e appiccare incendi. Denunciare e non farsi intimidire è l’unica strada, il che richiede anche e soprattutto coraggio. La riposta deve essere collettiva, perché giocano ad impaurire e zittire”.
Solidarietà anche dalla consigliera comunale Pd Federica Mazzoni: “Il branco di odiatori di destra non si muove mai a caso. Non consola, ma è la conferma dell’ottimo lavoro portato avanti da Roberta Mori sulla legge regionale contro l’omotransfobia che andrà in Aula per essere votata la settimana prossima in Assemblea legislativa”.