Dopo aver annunciato il laboratorio partecipato sul futuro delle ex scuole Besta, e dopo aver dato l’ok agli usi temporanei dopo Natale una volta traslocato l’istituto, il Comune ha rescisso il contratto con l’azienda che era stata incaricata di realizzare i lavori per il tramontato progetto Quattrofoglie nel parco Don Bosco. Una conclusione anticipata del rapporto di cui si ricorderanno, in primo luogo, le casse di Palazzo D’Accursio. Il Comune pagherà infatti un milione di euro, sia a fronte dei pochi lavori che la ditta è riuscita a fare nei mesi scorsi, a causa degli ‘stop and go’ subiti dal cantiere per le proteste dei comitati, sia come indennizzo per i danni che l’impresa ha registrato proprio per effetto delle manifestazioni.
I lavori per il progetto delle nuove Besta erano stati affidati, dopo una gara d’appalto, alla Iti Impresa Generale di Modena, per un importo di oltre 12 milioni di euro. In un atto del settore Edilizia pubblica di Palazzo d’Accursio firmato ieri si spiega però che "non è stato possibile, di fatto, avviare le lavorazioni in quanto già dalle prime fasi di accantieramento, nell’ambito della consegna anticipata e parziale dei lavori, i manifestanti presenti sul posto si sono opposti anche in modo violento all’esecuzione delle lavorazioni, impedendone il proseguimento e occupando in modo non autorizzato le aree di cantiere". Per gli stessi motivi, si legge ancora nella determina dirigenziale, "non è stato possibile procedere con la consegna definitiva dei lavori e, di conseguenza, non è stato possibile procedere con l’erogazione dell’anticipazione ai sensi di legge, né all’emissione di stati di avanzamento dei lavori" a favore dell’impresa.
Tra l’altro, si legge ancora nell’atto, "a fronte della condizione di occupazione permanente del parco Don Bosco da parte di manifestanti non autorizzati, al fine di poter eseguire la posa della recinzione in sicurezza e procedere all’abbattimento degli alberi, si è reso necessario intervenire con maggiori operatori e mezzi d’opera rispetto alla medesima lavorazione eseguita in condizioni di lavoro ordinarie e non ostili". Inoltre, si precisa in determina, "a causa dei diffusi e irrimediabili danneggiamenti da parte di manifestanti e oppositori, si è verificato che alcuni materiali e opere provvisionali di cui era previsto in progetto il noleggio, quali le recinzioni di cantiere, non risultano più essere riutilizzabili o non risultano più presenti nelle aree di cantiere, in quanto asportati dai manifestanti".
A conti, e sopralluoghi fatti, tra l’indennizzo previsto dal Codice degli appalti per la rescissione anticipata del contratto e i danni subiti, l’azienda ha comunicato al Comune il 30 settembre scorso di "essere disponibile a un arrotondamento per difetto della somma spettante relativa all’indennità di recesso ed ulteriori costi, pari a un milione di euro".