Bologna, 10 luglio 2023 – Sembrano abbandonate, ma non lo sono. Nelle ex officine, manifatture e caserme bolognesi c’è una vita che in tanti non conoscono, e che prende forma ogni giorno, soprattutto di notte, abitando gli spazi interni – o quel che ne rimane – degli edifici desolati. Le entrate sono bloccate da lucchetti, cancelli e catene, quindi dovrebbe essere impossibile varcare la soglia. Ma i divieti sono solo apparenti: lungo il perimetro delle ex caserme o manifatture, qualche buco nelle reti o alcune transenne deformate consentono l’ingresso, e da lì, ciò che sembra uno spazio abbandonato, diventa la tana, il nascondiglio o addirittura la casa di qualcuno. Riqualificare gli ex spazi militari e recuperare i capannoni dismessi sono alcuni degli obiettivi del Comune. I progetti ci sono, ma i tempi sono dilatati.
Officine Casaralta
Alle ex officine Casaralta, i capannoni sono malmessi e pericolanti, ma questo non impedisce a degli intrusi di infilarsi all’interno della struttura, che si snoda su una superficie di oltre diecimila metri quadrati. Ci sono tracce umane ovunque: fazzoletti sporchi, bottiglie in plastica o in vetro, scarpe e cuscini ricoprono il terreno incolto dell’ex officina, che tra l’erba che cresce ospita anche siringhe e guanti in silicone. Nelle ore notturne, "vedere persone scavalcare con sedie e borsoni è all’ordine del giorno", commenta una residente della zona. Ed effettivamente, gli oggetti descritti ci sono tutti, con anche libri, scatole di medicine e una lavatrice.
Manifattura Tabacchi
Lo scenario è diverso all’ex Manifattura Tabacchi, in via Ferrarese, che ora ospita i cantieri del Tecnopolo. I lavoratori sono sempre sul territorio e stanno lavorando su tutta l’area dismessa. Non c’è più spazio, quindi, per il bivacco e per il degrado, che, al netto dei frequenti sgomberi, si è spostato nei tre casolari dismessi di via Stalingrado, adesso di proprietà della Fiera, che hanno dato più volte rifugio a sbandati.
Stamoto
Si torna sull’onda del degrado all’ex caserma Stamoto, dove, anche qui, gli ingressi sono murati. Un tempo, nel portone principale, c’era un buco che consentiva a chiunque l’accesso ai locali desolati, ma ora c’è una trave di legno spessa, ancorata a ciò che resta della porta. Dagli spiragli, però, l’occhio fotografa una situazione tutt’altro che inabitata. Bottiglie, piatti, pentole e padelle sono buttate per terra o appoggiate sui cornicioni delle finestre della struttura, che confina con palazzine e appartamenti privati. "La notte, gruppi di persone si aggirano con delle luci per quelle stanze, a volte cucinano – confessa una residente, che dalla sua terrazza vede il bivacco e la sporcizia che c’è all’interno –. Ma un po’ di tempo fa si sentivano delle urla spaventose provenienti da più lontano". L’ex sito militare si articola su tredici ettari di terreno e, anche in questo caso, lungo i muri di confine, ci sono varchi o squarci nelle reti. Ma il bivacco dovrebbe terminare a breve, perché il posto dovrebbe dare spazio a parcheggi e a un’area residenziale.
Staveco
L’area dell’ex Staveco dovrebbe trasformarsi nella cittadella giudiziaria, ma per il momento è in mano a soggetti che, di notte, scavalcano i muretti e i cancelli dal parcheggio di viale Panzacchi. La fotografia è sempre la stessa: vetri, pezze sporche, vaschette di cibo confezionato. E i segni di tentato scassinamento o di ingresso illecito si vedono sulle sbarre dei cancelli, un po’ deformate.
Masini
Ha chiuso le porte, invece, l’ex caserma Masini, in via Orfeo 46, che è occupata da qualche mese dai collettivi antagonisti riconducibili a Làbas. Il lucchetto rende inaccessibile l’area, dove nel prossimo weekend è previsto un campeggio urbano per il diritto alla città.