Stendardi, bandiere, mantelli e cappelli a cilindro. Tra i corridoi e i cunicoli segreti di Palazzo d’Accursio e i portici che affacciano su piazza Maggiore, tra il Crescentone e il Nettuno, la città è piombata per il secondo giorno di fila nella seconda metà dell’Ottocento. Marco Bellocchio si è preso il cuore di Bologna, diventato il set cinematografico perfetto per il suo ultimo film: La Conversione. Ecco dunque il racconto passo passo delle riprese che hanno visto una due giorni intensa sotto le Torri, con la collaborazione di cittadini e commercianti e un’atmosfera d’altri tempi che si è respirata da lunedì mattina fino a ieri notte. Lampioni spenti, insegne dei negozi staccate, transenne lungo tutto il perimetro dei ciak e un’aria magica. Da cinema, ovviamente.
La produzione Ibc Movie e Kavac Film con Rai cinema racconta la storia del piccolo Edgardo Mortara: un caso che ha animato l’Italia del XIX secolo, quando il piccolo bolognese di sei anni e di origini ebraiche venne prelevato dalle autorità pontifice per essere trasferito a Roma sotto la custodia di papa Pio IX e convertito al Cattolicesimo. Una vicenda per anni passato inosservata e poi tornata all’attenzione pubblica grazie al libro Prigioniero del Papa Re dello storico David Kertzer e che, negli ultimi anni, ha ispirato anche il regista Steven Spielberg nella realizzazione di un film, mai andato in porto.
Le riprese per il lavoro di Bellocchio sono invece iniziate lo scorso giugno e sembrano pronte a concludersi proprio in città: il centro anche ieri è rimasto completamente blindato e inaccessibile a occhi indiscreti. Tanti curiosi si sono fermati ai piedi del Nettuno, appoggiati alle transenne, per ammirare il passaggio delle bandiere tricolore al grido Viva la Libertà, viva Bologna libera!. "Scusi, ma lei sa cosa succede qui?, chiede qualcuno, mentre tecnici e addetti trasportano qua e là bancali e cassoni pieni di attrezzature, senza nascondere l’accento romanesco. I saloni di Palazzo d’Accursio sono tornati così indietro nel tempo ospitando alcune scene della pellicola.
I furgoni hanno circondato l’intera area del Comune, con il cortile rimasto l’unico accesso al pubblico. "Mi scusi, qua non si può passare", intima qualcuno. Documenti storici, reliquie, atti processuali: un lavoro di ricostruzione meticoloso da parte del regista di Bobbio, che ha necessitato anche della collaborazione del Comune. L’illuminazione pubblica è rimasta infatti staccata fino a tarda sera, così come le luci delle attività che affacciano sulla piazza. Circolazione limitata e bus di Tper deviati per consentire il regolare svolgimento dei lavori. Uno scenario possibile soltanto grazie al potere della settima arte.
Francesco Moroni