PIERFRANCESCO PACODA
Cronaca

Battiato, le Torri e quel tour mancato con Dalla

Il rapporto del ‘Maestro’ con Bologna iniziò nel 1972 grazie all’installazione ‘Pollution’ di Iris Ceramica in piazza Santo Stefano

Migration

di Pierfrancesco Pacoda

Il ricordo più vivido e recente è quello della folla in fuga sotto una pioggia torrenziale, mentre il ‘Maestro’ assicurava che il suono del suo harmonium avrebbe allontanato la tempesta. Così non fu e migliaia di persone abbandonarono correndo il Parco della Zucca, dove Franco Battiato aveva da poco iniziato a suonare. Era il 27 giugno 2015 e l’appuntamento faceva parte del ciclo di spettacoli in ricordo della strage di Ustica. Per il cantautore siciliano quella esibizione è stata l’apice di una relazione molto stretta con la città, dove si è esibito con le formazioni più disparate, dai tempi lontani dell’avanguardia pop alla conquista delle classifiche.

Fino all’omaggio che gli è stato tributato lo scorso luglio con la performance di Beatrice Antolini all’interno della rassegna del Teatro Comunale, ‘Oceano di suoni’, dedicata alle sue composizioni rilette per pianoforte a coda e violoncello. Un rapporto che inizia nel lontano 1972, quando il musicista, allora nel pieno della sua fase ultra sperimentale, aveva appena pubblicato Pollution, un album che oggi sembra irrimediabilmente lontano dalle canzoni che conosciamo.

Suite in buona parte strumentali affidate alle prime macchine elettroniche arrivate sul mercato italiano, che lo circondavano, in veste quasi onirica, su un piccolo palco in Piazza Santo Stefano. L’occasione nacque da una idea di Gianni Sassi, grafico e discografico milanese che fu invitato dal gruppo Iris Ceramica a immaginare un’azione nella quale 26 artisti dovevano interpretare in maniera critica e poetica il tema dell’inquinamento. Sassi prese in prestito proprio il titolo del disco, Pollution (cioè, ‘inquinamento’; ndr), per costruire una azione di denuncia, affidata, tra i tanti, a Claudio Parmiggiani, Mario Ceroli, Concetto Pozzati (che alla fine non espose) Per amplificare la suggestione, la Piazza venne pavimentata con diecimila piastrelle Iris che riproducevano una zolla di terra e la copertina del 45 giri di Pollution. Non troppo lontano dal luogo che, il 24 novembre 1994, avrebbe ospitato un altro suo live indimenticabile. Andò in scena, nella suggestione della navata della Chiesa di Santa Maria dei Servi, una delle sue produzioni più ambiziose, la Messa Arcaica, con l’accompagnamento dei Virtuosi Italiani, diretti da Filippo Maria Bressan. "Una partitura di grande spiritualità – ricorda Paola Cevenini, una delle fondatrici degli studi di registrazione Fonoprint – ma Franco, dietro le quinte, dissimulava, come sempre la tensione, sfoggiando un inarrivabile senso dell’umorismo".

"Le sue frequentazioni bolognesi professionali – prosegue Cevenini – iniziarono quando la sua casa discografica ci commissionò nel 1989 la registrazione dell’album live Giubbe Rosse, che realizzammo inizialmente trasportando il nostro studio a Milano e poi completammo nella nostra sede, dove Battiato lavorò con i nostri tecnici per molti giorni. In quel periodo ci fu anche un incontro memorabile. Franco alloggiava all’Hotel Carlton e Lucio Dalla, che era uno de nostri soci, chiese di incontrarlo. Lo portai nella sua casa di via d’Azeglio, Lucio lo considerava il più importante artista italiano. Dopo di lui, naturalmente. Il suo desiderio, e questo era l’oggetto dell’appuntamento, era organizzare un tour insieme. Ma, per i tanti rispettivi impegni, rimase un sogno, anche su Lucio non ha mai smesso di pensarci".