Bologna, 21 novembre 2024 – “Io parto da un’immagine, da come vorrei che finisse una storia. E procedo a ritroso, cercando di capire come siamo arrivati fino lì. È più difficile, invece, che abbia già prima l’intenzione di trattare una tematica particolare”. Bianca Bagnarelli, illustratrice, è salita alla ribalta del grande pubblico dopo la pubblicazione della prima copertina 2024 del New Yorker. Nel disegno, una giovane scrive al computer mentre fuori scoppiano i fuochi artificiali e nella metropoli si festeggia il Capodanno: una sintesi perfetta del lavoro precario. Bagnarelli ha in corso una mostra allo ‘Spazio &’ (via Guerrazzi 1) fino al primo dicembre, e ha presentato il suo ultimo graphic novel Animali domestici (Coconino Press) a Lucca Comics. Oggi è ospite del nostro podcast il Resto di Bologna.
Bagnarelli, come è nato ‘Animali domestici’?
“È una raccolta di storie brevi che ho realizzato in dieci anni, l’ultimo del volume è del 2024”.
C’è un contrasto tra il segno e i colori pastello che usi e le tematiche, dure e taglienti, di storie come ‘Coniglio’ e ‘Primo gennaio’, veri e propri ‘pugni allo stomaco’. È voluto?
“Sì, il segno in contrasto con il tono dei racconti è una cosa che volevo fortissimamente, l’ho sempre cercata. A livello narrativo, mi piacciono molto i racconti brevi, da Raymond Carver ad Alice Munro e Carol O’Connell: sono tutti scrittori e scrittrici che apprezzo”.
La sua mostra si chiama ‘Per sparire’. Ma un illustratore non dovrebbe, invece, farsi vedere il più possibile?
“Non necessariamente. Il senso del titolo Per sparire, è legato all’idea di far vedere il lavoro che c’è dietro l’illustrazione finale (all’inizio avevamo pensato a Layers, cioè ‘livelli’ proprio per rafforzare il concetto). Credo che il punto di un’illustrazione sia riuscire a tradurre il testo in immagine nel modo più efficace possibile. Cerco sempre di far sì che chi guarda i miei lavori non si concentri troppo sulla forma in sé, ma privilegi la storia che racconto attraverso il tratto. A questo, aggiungiamo che non sono una persona a cui piace molto essere al centro dell’attenzione”.
Parliamo di Intelligenza Artificiale. Da illustratrice si sente minacciata?
“Per come sono strutturati i sistemi di IA ora, non credo che ci sia una maniera veramente etica di utilizzarli. Le banche dati da cui le IA ‘pescano’ per ‘allenarsi’ hanno milioni di foto e illustrazioni senza il consenso al trattamento degli autori. Detto ciò, non mi sento minacciata: io me ne accorgo quando scorro un’immagine generata con l’IA, credo che la cosa importante sia che le persone colgano la differenza e capiscano cosa c’è dietro il nostro lavoro”.
Lei ha scelto di vivere a Bologna. Come mai?
“Vivo qui da 15 anni, mi sono trasferita da Milano: il fattore decisivo è che Bologna è piccola, puoi girarla a piedi e in venti minuti si può andare da una parte all’altra della città. Questo favorisce i rapporti sociali tra le persone, e lo trovo fantastico”.
C’è un luogo particolare a cui è legata?
“Il quartiere dove vivo, San Donato, oggi è la mia preferita: all’inizio magari non pensavo ma poi vivendoci ne ho apprezzato i vantaggi”.