Bologna, 6 maggio 2024 – Chiuse da pochi giorni le celebrazioni a Imola, a trent’anni da quel maledetto 1° maggio 1994 nell’aria restano la nostalgia di sempre e una sola domanda: perché nessuno ha mai dimenticato Ayrton Senna, nonostante siano trascorsi la bellezza di tre decenni? È inevitabile chiederselo, osservando le ventimila persone che hanno affollato l’autodromo Enzo e Dino Ferrari pochi giorni fa per regalare al campione brasiliano un’altra carezza, nonostante il tanto tempo trascorso. Oppure vedendo che a ogni anniversario i social strabordano di foto e video che ricordano le sue gesta, le tv stravolgono i palinsesti per lui e i giornali versano ogni anno litri di inchiostro per raccontarci chi è stato, cosa ha fatto, perché e come ha lasciato questo mondo troppo presto.
A ben pensarci Senna è stato solo un pilota di Formula 1, eppure c’è un trasporto popolare e un sentimento che abbraccia mondi lontanissimi, tenendoli però insieme, quando si parla di Senna. E di questo parleremo nella puntata odierna del podcast il Resto di Bologna (disponibile gratuitamente sul nostro sito Internet e sulle principali piattaforme, da Spotify ad Apple e Google podcast). Ayrton è stato infatti molto di più di un pilota di Formula 1: è stato un uomo che è andato oltre la figura del campione, qualcuno che ha saputo lasciare un segno in grado di superare i confini delle piste, che ha sempre pensato che ci fosse una vita e un senso ben oltre il mondo tanto abbagliante quanto fatuo del motorsport.
Quel mondo al di fuori dei Gran Premi, Senna ha anche provato a cambiarlo, con le sue parole e con i suoi atti concreti. E con il suo esempio ci ha spinti tutti a essere persone migliori, o almeno a provarci. Anche per questo non si dimentica un campione.