Aveva 60 anni Alessandra Zambonelli, avvocato bolognese. Il suo cuore si è spento il 18 aprile 2016, ma nonostante siano passati quasi sette anni, per quella tragedia manca ancora la parola fine. C’è una pronuncia di primo grado con l’assoluzione di tutti i medici a giudizio per omicidio colposo. Ma ora in Appello tutto può ancora cambiare dopo la decisione della Corte presieduta dal giudice Palladino (a latere Pasini e Migliorelli) di accogliere la richiesta del procuratore generale Massimiliano Rossi di procedere con una perizia. La quale dovrà fare luce sulla natura della miocardite, causa del decesso. "Esistono tutti i reperti – spiega l’avvocato Gabriele Bordoni per il figlio della vittima, Paolo, pure avvocato – la perizia è quindi possibile farla e chiarirà ogni dubbio".
Un decesso ritenuto "evitabile", così l’esposto dei familiari che fece partire l’indagine, causato da una presunta sottovalutazione di un’infezione, con reiterati picchi febbrili, senza accertamenti mirati né ricovero per una paziente immunodepressa e con altri fattori di rischio settico specifico già noti. Quando il 9 aprile la temperatura della donna si alzò a 39 gradi, per "negligenza e imprudenza" gli imputati, medici dell’istituto Seragnoli del Sant’Orsola, avrebbero omesso il "riconoscimento e la valutazione clinica di una endocardite batterica, patologia infettiva collaterale e secondaria rispetto a una malattia neoplastica principale". Sovrappostasi "a quella oncologica da cui era affetta la paziente".
Il pm Augusto Borghini chiese la condanna a due anni, ma il tribunale decise di assolvere i sanitari perché "il fatto non sussiste" in carenza di elementi sufficienti a condannarli. Dunque, nessuna responsabilità, sottovalutazione o errore nella diagnosi. "La piattaforma probatoria – scrisse il giudice Maria Cristina Sarli – appare fragile e non consente di affermare l’esistenza del rapporto di causalità, ne di effettuare un giudizio controfattuale che presuppone l’accertamento (oltre ogni ragionevole dubbio) della causa del decesso". Ora però ecco la svolta con la perizia che dovrà stabilire "la natura della miocardite che condusse a morte Alessandra, in particolare se da ritenersi secondaria ad endocardite batterica non diagnosticata". Il 31 gennaio il giuramento dei periti con probabili 90 giorni per il lavoro e con una prescrizione dietro l’angolo (a ottobre).
Nicola Bianchi