Bologna, 13 aprile 2023 – La "lungimiranza, il senso di protezione prima e l’ostinata ricerca della verità poi" di tre donne hanno impresso una svolta definitiva alle indagini. Sono la sorella e le amiche del cuore di Isabella Linsalata, la donna di 62 anni trovata morta nel suo letto il 31 ottobre 2021 e poi risultata positiva a benzodiazepine e anestetici, tanto che è ora in arresto per il suo omicidio il marito Giampaolo Amato, 64. Loro, scrive il giudice per le indagini preliminari Claudio Paris nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’oculista dell’Ausl e in passato pure medico della Virtus Pallacanestro, "non l’hanno mai abbandonata".
Ecco allora in prima linea la sorella di Isabella Anna Maria, poi l’amica dei tempi del liceo Monica Gaudioso. Grazie anche a loro e a una terza amica, la Procura – pm Domenico Ambrosino – e i carabinieri del Nucleo investigativo agli ordini del comandante Giuseppe Nardò hanno potuto disporre di "accertamenti di tipo tecnico formatisi ben prima del decesso" di Isabella. Primo tra tutti quello sulla bottiglia di vino con tracce di Midazolam, offerta da Amato alla moglie durante una cena del maggio 2019 e poi sottratta di nascosto dalla sorella per farla analizzare e da lei conservata fino al sequestro da parte dei carabinieri, nel 2022; come pure le chat e i racconti della Linsalata alle confidenti sui suoi dubbi e timori riguardo al marito. Da queste ultime in particolare emerge che "Linsalata sospetta sin dall’inizio del 2019 che il marito le somministri a sua insaputa sostanze tossiche, ma esclude che voglia cagionarne la morte", solo temendo, è la ricostruzione, che voglia ’stordirla’ per potere poi dedicarsi liberamente all’amante.
Il caso della bottiglia di vino risale al 19 maggio 2019. Quella sera Anna Maria, spaventata dopo una telefonata alla sorella in cui la sente "impastata", decide di andarla a trovare a casa. La trova "in condizioni un po’ penose, sembrava ubriaca e rimbambita", racconterà poi, rivelando come per lavarsi Isabella avesse avuto bisogno dell’aiuto del marito. Ricostruzione opposta a quella dell’indagato, che riferisce invece che all’arrivo di Anna Maria Isabella era "sul divano" e si era già ripresa. In quel contesto, comunque, Isabella riferisce alla parente di avere bevuto a cena un "vino amarissimo", proprio come le tisane preparatele dal marito nei giorni precedenti. Giampaolo, spiega, non l’aveva bevuto perché "il vino lo bevo poco, a casa", riferirà lui stesso agli inquirenti. La sorella così decide di portarsi via di nascosto la bottiglia, che trova stranamente lavata, già buttata nel bidone del vetro. E dopo l’esito dell’esame delle urine di Isabella (affidato a Monica per nasconderlo e dall’amica conservato finora), in cui era risultata positiva alle benzodiazepine, con le due amiche decide farla analizzare. Il trio però poi desiste perché non trova un laboratorio adatto. Fino a marzo 2022. Quando Anna Maria consegna ai carabinieri la bottiglia "nelle stesse condizioni di quando l’ho presa in casa di mia sorella". Conservata per tre anni. La Scientifica conferma i più terribili sospetti: all’interno ci sono tracce di Midazolam, la stessa molecola trovata dal medico leale nel corpo della defunta.
Decisive pure le "plurime e straordinariamente rilevanti dichiarazioni delle tre donne", per il gip "dettagliate, prive di contraddizioni, non previamente concertate, non contaminate da volontà di nuocere e straordinariamente riscontrate da elementi esterni". E che permettono di datare i ’crolli’ fisici della donna sempre in coincidenza con i periodi più tesi del rapporto tra Amato e l’amante.
Federica Orlandi