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Auto, barche e gioielli: la vita d’oro dello ‘sceicco’

Lusso e ostentazione dominano sui social dell’imprenditore calabrese fermato nell’operazione sul riciclaggio di proventi della criminalità organizzata

Bologna, 10 ottobre 2024 – Il suo profilo Instagram è la tela bianca su cui postava numerosi scatti della sua vita all’insegna del lusso più sfrenato e ostentato. Lo ‘sceicco’: così si faceva chiamare Omar Mohamedl’imprenditore calabrese di 39 anni finito al centro dell’operazione della Guardia di Finanza e della Direzione distrettuale antimafia sul riciclaggio di proventi della criminalità organizzata attraverso attività commerciali nel settore della ristorazione e dell’intrattenimento.

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Oro ai polsi e al collo, tatuaggi e auto di lusso, tra cui Porsche e Lamborghini di colori stravaganti e di sicuro impossibili da non notare.

Auto, barche e gioielli. La vita d’oro dello ‘sceicco’
Omar Mohamed, 39 anni

Sul suo profilo Instagram non mancano poi le foto di barche di lusso e immagini che lo ritraggono all’interno dei vari locali che gestiva nel cuore della movida bolognese.

Nelle ultime storie postate prima dell’arresto, Mohamed pubblicava scatti proprio all’interno di uno dei suoi locali, il ‘Crudo’ sushi bar di via San Mamolo.

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Una personalità, la sua, definita violenta e aggressiva, un uomo che non si faceva scrupoli a minacciare e aggredire le persone che gli dovevano dei soldi. Nel 2016 era finito nel mirino della magistratura all’interno dell’inchiesta ‘Ragnatela’: un’operazione partita dalla casa di riposo ‘Sassocardo’ di Porretta Terme, nel cuore dell’Appennino bolognese.

Un luogo, quest’ultimo, dove secondo le accuse e le ricostruzioni degli investigatori sarebbero confluiti interessi criminali, sfruttamento lavorativo, metodi intimidatori, ma anche tutti quei reati economici che sempre più sono al centro del business dei clan.

Mohamed, in quel procedimento, è accusato di tentata estorsione pluriaggravata dal metodo mafioso per un pestaggio avvenuto a settembre 2016 nella palestra del Dopolavoro ferroviario.

Nello specifico, nelle intercettazioni agli atti di quel processo, sono riportate alcune frasi che l’imprenditore calabrese, parlando con il suo interlocutore, avrebbe detto rispetto a quanto successo alla vittima. Mohamed dice di averlo ‘sfondato’ di botte rompendogli il naso ‘a sangue’.

c. c.