Bologna, 20 febbraio 2023 – Sono mille i bambini che soffrono di un disturbo riconducibile allo spettro autistico nel territorio del Bolognese. Duecento in più rispetto al 2021: questa la situazione attuale rispetto a quella dell’anno da poco concluso illustrata da Paola Visconti, responsabile dell’Unità operativa Disturbi dello spettro autistico dell’Ausl di Bologna (strutturata all’interno dell’Ircss del Bellaria).
"I dati relativi agli anni 2019, 2020, 2021 ci indicano una presa in carico per un numero di bambini che andavano dai 700 agli 800 – spiega Visconti –. Per essere precisi nel 2020 sono stati 750, nel 2021 invece 848. Per il 2022 l’elaborazione dei dati è in corso, ma dalle nostre osservazioni ci sono già duecento bambini in più rispetto all’anno precedente, quindi si supererà il migliaio".
Relativamente a questo aumento di casi, peraltro già messo in evidenza da uno studio effettuato dalla Regione su tutto il territorio emiliano-romagnolo, la direttrice Visconti fa notare "che ci sono casi in più sicuramento per l’affinamento dei metodi diagnostici con test che inseriscono anche i casi più sfumati".
E chiarisce cosa significhi autismo: "Una condizione o disturbo che si manifesta in una difficoltà nell’interazione sociale. Sono bambini che stanno nel loro mondo, sono molto interessati al funzionamento degli oggetti, ma se si avvicinano agli altri hanno un modo inadeguato di approccio. Faticano a percepire le emozioni altrui e a comunicare. Non guardano negli occhi, ma la bocca, il movimento delle labbra. Altra cosa importante è che non riescono a filtrare gli impulsi, sono come dire ’invasi’ da tutte le stimolazioni ambientali e non riescono a gestirle".
Visconti fa poi presente che esistono tre livelli di autismo: il primo è definito ’a basso funzionamento’ (disabilità intellettiva con la quasi totale assenza del linguaggio), il secondo a medio funzionamento (siamo sempre in presenza di disabilità cognitiva e del linguaggio, ma in forma in po’ meno grave rispetto al precedente livello), infine c’è il terzo, denominato ad alto funzionamento (dove domina la carenza di socialità, ma dove il livello di strategie cognitive è discreto, a volte superiore alla media). Alla domanda se ci sia una caratteristica genetica, la psichiatra risponde che sì "c’è una predisposizione genetica, anche l’età avanzata dei genitori potrebbe influire, soprattutto quella del padre e poi ce n’è una, in ipotesi, epigenetica, cioè determinata da fattori ambientali, come l’inquinamento e la dispersione delle plastiche nell’ambiente. Ma qui gli studi sono in corso".
Sulle terapie per combattere il disturbo, Visconti sottolinea che una diagnosi precoce permette una percentuale molto alta di recupero nei bambini, insegnando loro il modo giusto di stare con gli altri e che la rete genitori, scuola, sanità è fondamentale nell’aiuto di questi bambini.