MATTEO RADOGNA
Cronaca

Coronavirus, Aurelio Prata morto a 53 anni. "Addio gigante gentile"

Medicina in lutto per la sua morte. Il toccante ricordo della nipote Debora e della Corale

Aurelio Prata, volontario alle feste e sagre di Medicina e membro della corale Quadrivium

Aurelio Prata, volontario alle feste e sagre di Medicina e membro della corale Quadrivium

Medicina (Bologna), 2 aprile 2020 - Era uno dei primi contagiati di Medicina, ricoverato all’ospedale dal 4 marzo, e, ieri mattina, Aurelio Prata, 53 anni, operaio alla Ciap-Honda di Castel Guelfo, è deceduto a causa del Coronavirus. Anche lui, come del resto il sindaco Matteo Montanari, aveva partecipato il 12 febbraio a una cena dedicata al Bologna calcio. Una serata a cui erano intervenuti tifosi e simpatizzanti sia dalla Romagna che da Bologna. Alcune delle prime persone contagiate nella cittadina erano intervenute alla cena e, fra questi, anche Prata.

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La nipote Debora Coia si è domandata per giorni dove lo zio avesse contratto il virus: "Era un volontario alle feste e si occupava spesso dei lavori in cucina – sottolinea –. Ripensando ai suoi spostamenti nei giorni precedenti all’insorgere dei primi sintomi, ho pensato a quella cena del Bologna. È soltanto un’ipotesi, perché è davvero difficile capire come l’abbia presa e, quindi, ricostruire con sicurezza quando si sia ammalato".

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Prata era considerato lo ‘zio’ di molti giovani di Medicina. Non aveva avuto figli e così i ragazzi del paese erano per lui dei nipoti. Era una presenza fissa al circolo Acli dove si occupava della cucina in occasione delle cene. Anche durante la festa del Barbarossa era tra i volontari più attivi. Oltre a questa attività, era anche un componente della storica corale quadrivium di Medicina fondata nel settembre 2002 da Paola Del Verme.

"Mio zio – continua la nipote – era ben voluto da tutti. Era sempre disponibile e non si tirava mai indietro anche nei lavori più umili, sempre per il bene della comunità. Il 4 marzo mia madre ha visto che stava proprio male, e allora abbiamo chiamato l’ambulanza per il ricovero. Parlava a fatica, e non era più lui, ossia quella persona allegra che amavamo tutti. Prima di andare all’ospedale, aveva sempre le febbre ed era peggiorato in pochi giorni". E ritorna sulla cena del Bologna Calcio: "Non era stato bene in quei giorni, anche prima della serata con i tifosi. Aveva avuto una colica, e poi era sopraggiunto il virus". I familiari hanno osservato la quarantena, ma nessuno, per fortuna, è stato contagiato.

"Soprattutto mia madre, prima del ricovero, si era occupata di lui – continua Coia –. Anche lei non è stata contagiata. Siamo molto addolorati per la scomparsa di mio zio, una persona straordinaria. Lui c’era sempre per noi, e per chiunque avesse bisogno". I compagni della corale Quadrivium hanno pubblicato un lettera su Facebook indirizzata a Prata: "Vogliamo ricordarti così come sei – si legge nelle toccante missiva –. Crediamo tu sia partito per un lungo viaggio, ti immaginiamo mentre tra una battuta e un’altra inizi a cantare, e magari brontoli un po’ perché il tuo vicino di coro non ha studiato il pezzo. Ti rivediamo mentre ti metti in fila in attesa di salire sul palco facendo fretta a chi deve salire prima di te. Ti pensiamo mentre, a fine concerto, ammonisci chi si accaparra i bocconi migliori senza aver aspettato il nostro maestro. Ti ricordiamo anche mentre ti offri generosamente di preparare da mangiare per tutte le feste del paese e anche per le nostre. Spero che nel posto dove sei andato troverai qualcuno che ti raddrizzi il papillon e sistemi la spilla della corale. Eri un gigante gentile e buono. Ora ci manchi, ci mancherai ancora per tanto tanto tempo".