Bologna, 23 settembre 2020 - Udienza al via e subito rinviata. E' successo in Corte d'assise per il processo per l'omicidio di Atika Gharib. L'imputato, M'hamed Chamekh, il compagno della donna che assassinò e che poi ne bruciò il corpo, si è sentito male, è stato trasferito in ospedale: da qui la sospensione dell'udeinza che riprenderà il 28 ottobre e il 4 novembre con i testimoni dell'accusa.
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Per Chamekh, il difensore aveva sollevato questione di incostituzionalità sulla norma che vieta il giudizio abbreviato per reati gravi, l'omicdio, per cui è previsto l'ergastolo. Ma i giudici hanno bocciato la richiesta.
Si sono costituiti parte civile i 14 familiari di Atika (figlie, fratelli e sorelle e genitori) rappresentati dall'avvocato Marina Prosperi. Parte civile anche l'Udi, Unione donne italiane per ribadire la ferma posizione contro ogni femminicidio.
I giudici hanno accolto anche la richiesta del sindacato SiCobas (un fratello di Atika ne è dirigente), poiché nei suoi scopi sociali vi è la tutela e vita delle lavoratrici. Proprio i SiCobas davanti al tribunale di Bologna hanno organizzato un sit-in, esponendo uno striscione: "La nostra lotta contro i femminicidi e questo sistema che li produce".
L'omicidio di Atika si consumò il 2 settembre dell'anno scorso: la donna che abitava e viveva a Ferrara venne uccisa in un casolare di Castel d'Argile e il suo corpo bruciato. Il sindaco di Ferrara Alan Fabbri esprime in una nota "massima vicinanza e sostegno alle ragioni dei famigliari della povera Atika e dell'Associazione Unione Donne Italiane, parte civile al processo".
E spiega che "il nostro Comune non ha potuto costituirsi parte civile per mere ragioni giuridiche ma è quotidianamente al fianco delle associazioni che si occupano di prevenzione e assistenza nei confronti delle donne che subiscono violenza di qualsiasi natura".