Assolto poliziotto no vax a Bologna accusato di causare ritardi nell’hub vaccinale

Il vicequestore Giuseppe Accroglianò venne anche sospeso dal servizio per inottemperanza all'obbligo vaccinale in vigore all'epoca. Il suo commento: “Ho sempre agito secondo legge e la legge mi ha dato ragione”

Assolto con formula piena per il poliziotto no vax accusato di aver provocato ritardi all'hub vaccinale di Casalecchio di Reno (Bologna)

Assolto con formula piena per il poliziotto no vax accusato di aver provocato ritardi all'hub vaccinale di Casalecchio di Reno (Bologna)

Bologna, 29 ottobre 2024 – Assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste” il vice questore Giuseppe Accroglianò accusato, di provocare ritardi all’hub vaccinale di Casalecchio di Reno: a deciderlo è stata la giudice del Tribunale di Bologna, Simona Siena.

Per il vicequestore di polizia la Procura aveva chiesto una condanna a due mesi, con il riconoscimento delle attenuanti generiche, per interruzione di pubblico servizio. Finito a processo con giudizio immediato perché, a gennaio 2022.

Ma veniamo ai fatti: Accroglianò, in piena epoca Covid, si era presentato all'hub vaccinale di Casalecchio accompagnato da un avvocato, facendo al medico di turno una serie di domande sulla validità dell'immunizzazione, su eventuali problemi e sul contenuto del vaccino. A un certo punto il poliziotto, in qualche modo insoddisfatto delle risposte, aveva chiamato il 112 e all'arrivo dei carabinieri si era regolarmente qualificato e aveva ripreso con le domande. Accroglianò in seguito era stato sospeso dal servizio per inottemperanza all'obbligo vaccinale in vigore all'epoca.

La Procura lo aveva indagato, ritenendo strumentale la sua condotta e aveva chiesto, al termine delle indagini, un decreto penale di condanna a una pena pecuniaria. Difeso dall'avvocato Alessandro Ariemme, Accroglianò si oppose e a quel punto la Procura chiese e ottenne la fissazione del giudizio immediato. Nella scorsa udienza, l'avvocato Ariemme aveva chiesto l'assoluzione 'perché il fatto non sussiste’, spiegando che le domande fatte dal poliziotto ai medici dell'hub erano “legittime” e durarono solo “16 minuti”, quindi non ci fu interruzione di pubblico servizio.

La difesa ha citato anche una sentenza, riferita ad un caso simile, dove viene detto in sostanza che il tempo che una persona impiega per avere informazioni sulla salute non può andare contro la giustizia: "In tutta questa vicenda - commenta Accroglianò - mi sono comportato secondo quanto diceva la legge, ho accettato le determinazioni senza nessun clamore e fidando sempre nella giustizia, in cui credo e ho sempre praticato nella mia vita personale e professionale. Ho agito secondo la legge e alla fine la legge mi ha dato ragione”. Le motivazioni della sentenza saranno disponibili entro 90 giorni.