MARIATERESA MASTROMARINO
Cronaca

Assistente sociale accoltellato. Il rancore covato per anni: "L’aggressore voleva uccidere"

Fermato un uomo a cui in passato erano stati tolti i figli. Aveva detto: "Prima o poi faccio una follia". Il ferito è grave, la categoria protesta: "Episodi di violenza sempre più frequenti, vogliamo essere tutelati".

e Nicoletta Tempera

Era pronto a uccidere Paolo Tiralongo. E solo per un caso del destino il coltello da caccia che ha affondato, almeno nove volte, nella carne di Domenico Pennizzotto, non ha ucciso il dipendente comunale. Dopo tutto erano anni che il cinquantasette siciliano, fermato venerdì pomeriggio a Bologna dalla polizia con l’accusa di tentato omicidio, lo ripeteva: "Prima o poi faccio una follia, perdo la testa". E venerdì, alla fine, la rabbia covata in anni di malcontento contro i giudici e i servizi sociali, che Tiralongo riteneva colpevoli dell’allontanamento dei suoi figli, è esplosa.

Pennizzotto è stato il capro espiatorio. Non è ancora chiaro, infatti, se tra vittima e aggressore ci siano stati, in passato, contatti diretti o se Tiralongo lo abbia scelto perché nel 2017, quando era stato disposto l’affidamento esclusivo dei figli alla ex, il dipendente comunale era a capo dei servizi sociali del Navile. Una questione che i poliziotti della Squadra mobile stanno approfondendo e di cui parleranno con la vittima, appena sarà in grado di rispondere alle loro domande. Già ieri Pennizzotto è stato trasferito dalla Rianimazione del Maggiore al reparto di Chirurgia del trauma. E, con le prime forze, ha mandato un vocale ai suoi colleghi e amici: "Adesso tifate per me", ha detto loro. La moglie Giovanna, dal momento del ricovero, non ha mai lasciato solo suo marito: "Quanto accaduto ci ha completamente scioccato: non riesco ancora a parlare della vicenda di mio marito, è stata troppo forte", si è limitata a dire la donna.

Venerdì pomeriggio il dipendente comunale era come ogni giorno al lavoro alla sede del Quartiere Santo Stefano, al Baraccano. Era sceso per la pausa pranzo, a prendere un ghiacciolo. E si è trovato di fronte l’altro che, dopo averlo chiamato per nome, gli ha chiesto: "Ti ricordi di me?" e poi gli ha sferrato le coltellate. Se ne è andato via dicendo: "Così impari a toccare i figli degli altri". Dopo pochi minuti, Tiralongo è stato fermato dalla polizia in via San Petronio Vecchio: oltre al coltello usato per tentare di uccidere Pennizzotto, aveva altre tre lame nel borsello. Elementi che portano il dirigente della Squadra mobile bolognese Roberto Pititto ad affermare con convinzione: "Era intenzionato a uccidere". E dopotutto, nel passato di Tiralongo emerge un precedente specifico: nel 2018 aveva accoltellato il nuovo compagno della ex moglie, che se l’era però cavata con ferite lievi.

Domani l’indagato, difeso dall’avvocato Loredana Pastore, sarà di fronte al giudice per l’interrogatorio di garanzia. Se risponderà, forse potrà chiarire cosa lo abbia spinto a una vendetta tanto premeditata e paziente. La vicenda ha sollevato l’attenzione sulle aggressioni da tempo lamentate dagli assistenti sociali: "Chiediamo alle istituzioni di tutelarci", dicono dall’Ordine regionale.