Bologna, 31 ottobre 2021 - Nuova ondata Covid, la quinta ormai, attesa del picco, impatto dei contagi sulla rete ospedaliera. Scenari su cui è impegnato il gruppo di lavoro dell’Alma Mater per tracciare le previsioni della pandemia.
Coronavirus 31 ottobre 2021, il bollettino covid di oggi in Emilia Romagna. Dati e contagi
Quale sarà l’andamento delle prossime settimane? "Ci aspettiamo un aumento dei positivi, ed è abbastanza certo, perché il virus si sta nuovamente diffondendo, anche per effetto della variante plus. Ma non è ancora chiaro, invece, l’impatto che avremo sull’ospedalizzazione", risponde Armando Bazzani (foto a destra), docente di fisica matematica all’Università e componenente della squadra di esperti, guidata dal bioingegnere Lorenzo Chiari, da tempo impegnata a tracciare il futuro del Covid e a fornire all’Ausl i modelli su cui impostare la strategia organizzativa.
Le Aziende sanitarie infatti hanno già aumentato di quaranta letti la disponibilità per i malati Covid. Di quanto sarà l’aumento dei contagi? "Questa volta è difficile per noi esprimere numeri e fare una previsione esatta sul picco della quinta ondata. Comunque, è opportuno predisporre il piano preventivo negli ospedali, soprattutto adesso che ci stiamo avviando verso la stagione fredda. Lo scenario futuro dipende molto dal clima, perché quando arriveranno l’umidità e le basse temperature, la propagazione del virus aumenterà, favorita dalla sospensione delle microgocce di acqua nell’aria. E l’altra variabile è rappresentata dalla terza dose".
Quindi il booster, ossia il richiamo, è da fare in fretta? "Partiamo dai dati certi. Il vaccino perde parte della sua efficacia dopo sei mesi, anche se sappiamo che un immunizzato che si contagia non sviluppa una malattia grave, ma qualcosa di simile a un’influenza. Questo accade a una persona sana, ma non è così con i fragili e i più anziani che, se infettati dal virus, rischiano il ricovero, sintomi gravi e alcuni muoiono. Se, invece, anche le categorie più a rischio si proteggono con la terza dose lo scenario cambia. Per questo motivo, non possiamo ancora prevdere di quale portata sarà l’impatto dell’aumento dei positivi sugli ospedali".
Ma se la terza dose avrà alte percentuali, potremo ritenerci al sicuro? "In quel caso si va verso l’endemia, ossia con la malattia costantemente presente tra la popolazione, dove i vaccinati sani, se si contagiano, non corrono grandi pericoli".
Lei si sottoporrà alla terza dose? "Sicuramente quando arriverà il mio turno, all’inizio del nuovo anno. Ho ancora 59 anni e ho terminato il ciclo vaccinale a maggio".
Dal suo osservatorio, quale iniziativa in più si protebbe prendere in questo momento? "Intercettare in anticipo il virus con gli screening. Noi guardiamo ai Paesi del Nord, più avanti di noi dal punto di vista meteo, con temperature già fredde e molte ore della giornata trascorse al chiuso. In Inghilterra e in Olanda, per esempio, fanno un numero doppio di tamponi rispetto a noi. Un metodo che potremmo esportare anche qui, con monitoraggi costanti su scuola, università, supermercati, logistica, trasporti e aziende di una certa dimensione".
Nelle scuole si stanno diffondendo molti contagi. Quali misure suggerisce? "Se i casi di positività aumenteranno ancora, si potrebbe pensare di tornare alla didattica a distanza in alcune realtà. Ma questa è una mia opinione. E la stessa cosa potrebbe accadere all’università, dove insegno. Si potrebbe pensare a una lezione on line, se è seguita da 300 studenti, e poi a recuperare la socialità con gruppi di lavoro in presenza".
Che cosa pensa dello smart working? "Va proseguito con turnazioni, almeno dove si può".
E lo stato di emergenza? "Spero che termini a fine anno, a patto di dimostrare che abbiamo imparato a osservare le misure di sicurezza. Ma la movida o altri assembramenti che vedo nelle strade non mi sembrano un buon segnale".