Ci sarà anche lo spettacolare effetto ottico per cui la torre Asinelli si rimpicciolisce man mano che si avanza e si ingrandisce allontanandosi, nella messa in scena de La montagna incantata di Thomas Mann, diretto da Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni. Del resto siamo all’Istituto Ortopedico Rizzoli, nuova base drammaturgica di Archiviozeta dopo il Cimitero militare germanico del passo della Futa e Villa Aldini. L’effetto speciale di cui sopra – detto effetto cannocchiale e sperimentabile nella manica lunga della parte monumentale del Rizzoli– dà proprio il nome a Vista Paradox, il progetto dell’Estate bolognese che regalerà al pubblico da questa sera alle 18,30, proprio con la prima parte della Montagna Incantata della durata di due ore, una programmazione articolata per una nuova prospettiva sulla cultura e sull’osservazione del mondo. È davvero una grande conquista per Archiviozeta, sempre in cerca di luoghi speciali, l’approdo triennale a questa vetta logistica, l’ala monumentale nell’ex Convento Olivetano di San Michele in Bosco, che così si apre alla città. Ma anche per la direzione del Rizzoli, nella persona di Anselmo Campagna, l’arrivo dei due artisti è un grande arricchimento, tanto che si ascolta in lui il sincero desiderio di sviluppare insieme altri progetti.
Gli spazi non mancano, la storia e le storie nemmeno. Qui tutto evoca un racconto e ogni suggestione spaziale è stata inserita nello spettacolo che, durando quattro ore, è stato spezzato in due parti: 14, 20, 22, 29 giugno e 4 e 6 luglioil primo tempo, per così dire, 16, 21, 23, 30 giugno e 5 e 7 luglio, il secondo, sempre per un massimo di 80 persone a sera che devo rigorosamente prenotare. Da un mese Guidotti e Sangiovanni dirigono le prove con la compagnia nelle varie zone dell’ospedale (chiostro di mezzo, chiostro ottagonale, manica lunga, sala del Vasari) e viene svelato ad esempio l’inizio, che prende già il via nell’atrio monumentale, quello che ci si trova davanti salendo la ripida strada al Rizzoli, trasformato naturalmente nella stazione ferroviaria: è il punto dove si fa il biglietto per salire al Berghof di Davos, il sanatorio che Mann ricreò nella scrittura, ispirandosi a una vicenda reale della sua vita e della moglie. Inizialmente pensò a un racconto breve in cui sviluppare in chiave ironica alcuni dei temi già presenti in La morte a Venezia, poi, dopo la prima guerra mondiale, lo ripensò a seguito delle riflessioni sull’individuo, la malattia e la morte. Incredibile come l’Istituto suggerisca un set perfetto per questa drammaturgia. Ma Vista Paradox, in azione fino a settembre, attraverserà anche l’anniversario della nascita del Rizzoli il 28 giugno (nacque nel 1896) con l’azione teatrale itinerante dedicata anche ai più piccoli e alle famiglie, ispirata al lavoro sulla fiaba di Cristina Campo che nel parco dell’Istituto è nata e cresciuta. Poi vi saranno eventi divulgativi del luogo sotto al concept Punti di fuga e Officina dei Corpi, divulgazione dedicata all’archivio fotografico e documentale.